Mercato sospeso e rifinanziamento: ore di tensione in casa Milan

Il club studia le contromosse nel day-after della pagina più nera del progetto Fassone: solo 20 giorni per "sistemare i conti"

Marco Fassone (Ansa)

Marco Fassone (Ansa)

Milano, 24 maggio 2018 - Primo effetto del no al Settlement Agreement: dimenticare Morata (ha incontrato “per caso” la Juve), Immobile o qualsiasi altro grande attaccante - almeno per il momento -, il mercato del Milan è congelato fino alla sentenza. Secondo effetto del no al Settlement Agreement: atmosfera cupa, tesserati preoccupati e alta tensione. Terzo effetto del no al Settlement Agreement: nasce a Casa Milan un pool di esperti del mondo legale-finanziario per cercare di dipanare la matassa, uscirne con meno danni possibile - d’immagine ma anche, più materialmente, economici - e con l’Europa ancora in tasca. Il Milan studia le contromosse nel day-after della pagina più nera del progetto firmato Fassone e concentrerà, in 20 giorni di fuoco, idee e forze su un unico fronte: quello che, entro metà giugno, porterà il club alla sbarra, davanti alla Camera Giudicante del Control Financial Body. Organo diverso da chi ha deciso finora, composto da cinque membri e capeggiato dall’ex procuratore generale della Repubblica Portoghese, José Narciso da Cunha Rodriguez: loro avranno a disposizione nove sanzioni (dal semplice richiamo alla temuta esclusione dall’Europa) con cui stabiliranno il destino del Milan con una sentenza univoca, appellabile solo al Tas di Losanna con una procedura d’urgenza. Il Milan potrebbe impugnare la sentenza - se ritenuta eccessiva - ma certamente non farà mai causa alla Uefa, di cui rispetta norme e regolamenti. Il precedente giuridico però spaventa e non poco: un solo club, la Dinamo Mosca, non ha ottenuto il Settlement Agreement e, nel 2015, è stato escluso dalle coppe per quattro anni. Atalanta e Fiorentina sono in attesa di notizie per organizzare la stagione.

Il team di legali - tra cui gli avvocati Mattia Grassani e Roberto Cappelli - e i manager dell’area finanziaria - capitanati dal Cfo Valentina Montanari - stanno vagliando in queste ore le carte del dispositivo con cui la Camera di Investigazione ha negato il Settlement Agreement. Un lungo faldone arrivato da Nyon che contesta nello specifico due punti fondamentali: la credibilità finanziaria di Yonghong Li, stretto nella morsa del debito (383 milioni da restituire entro fine ottobre); e le difficoltà registrate dalle attività commerciali del Milan in Oriente, fondamentali nel piano di rientro. Da Casa Milan si dicono pronti a far fronte ad eventuali richieste di ulteriori documenti. La Uefa però chiede certezze sulla proprietà: lo scetticismo sulla misteriosa figura di Yonghong Li e sul rifinanziamento è stato sufficiente per bocciare due volte il Milan.

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