Milan, Piatek va alla prova del 9

Il polacco e la maledizione del dopo Inzaghi

Milan, Piatek (foto Newpress)

Milan, Piatek (foto Newpress)

Milano, 11 luglio 2019 - La Porsche di James Dean, il Club 27, i Kennedy e la numero nove del Milan. Tra le maledizioni più famose, ormai rientra anche quella legata alla storia della maglia rossonera dopo Filippo Inzaghi. Che oggi, per l’ennesima volta, cerca di essere sfatata da un altro attaccante: Krzysztof Piatek. Il polacco, arrivato a gennaio dal Genoa, aveva portato sulle spalle il numero 19 per i suoi primi sei mesi in rossonero («il 9 va conquistato», disse l’allora dt Leonardo), segnando 11 gol in 21 gare tra Serie A e Coppa Italia e confermando di meritarsi a pieno titolo il soprannome del Pistolero. Ma la svolta è arrivata martedì sera, in occasione della presentazione delle divise per la stagione 2019/20. Quel numero Kris l’aveva onorato durante i sei mesi sponda Genoa, ma a casa Milan rievoca fantasmi che aleggiano dal lontano 2012.

Dopo Pippo si sono susseguiti otto attaccanti che hanno collezionato la miseria di 39 gol totali. Un fallimento evidente e un incantesimo che non è riuscito a spezzare nemmeno uno col curriculum di Gonzalo Higuain, appena otto gol complessivi prima dei saluti a gennaio di quest’anno. L’argentino è stato solo l’ultimo di una lunga serie iniziata da Alexandre Pato, primo a prendersi la pesante eredità. Infortuni, sette presenze, due reti in Champions e zero in campionato. Dopo il brasiliano venne il turno di Matri, a segno nel suo secondo corso rossonero solo una volta nella sconfitta per 3-2 contro il Parma. Il 31 agosto 2014 le speranze di mettere fine al sortilegio finirono sulle spalle di Fernando Torres. Niente da fare neanche per il Niño, che coI Diavolo siglò un unico gol prima di rientrare all’Atletico Madrid. Bottino magro anche per i successori Mattia Destro (15 presenze e 3 gol), Luiz Adriano (6 reti in 36 presenze) e Gianluca Lapadula, che comunque negli ultimi sette anni è stato il miglior numero 9 del Milan in serie A con 8 bersagli. Due anni fa non bastò nemmeno investire 38 milioni su André Silva: fallimento anche per il portoghese, appena dieci centri tra Europa League e Serie A. Oggi c’è Krzysztof, che non si cura degli spettri del passato e sta già esaltando i tifosi. Da Pi-ppo a Pi-atek, in fondo il passo è breve.

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