Milano, 28 settembre 2017 - Tra una frecciatina del patron della Samp, Ferrero («Il Milan ha speso 200 milioni e a Genova non ha fatto un tiro in porta»), e i veleni dell’ex preparatore Pincolini («Mi sembra che l’aria di Milanello sia pesante...»), Vincenzo Montella prova a ripartire.
I due schiaffi di Marassi sono stati dolorosi, l’entrata a gamba tesa della dirigenza negli spogliatoi non ha risparmiato nessuno e dopo il "licenziamento" di Massimiliano Marra, uno dei più fidati collaboratori dell’allenatore il clima non è sereno. Il Rijeka stasera (per ipotecare il passaggio ai sedicesimi di Europa League), ma soprattutto la Roma domenica e l’Inter dopo la sosta, sono le tre gare che il Milan non può fallire, per non complicare il cammino verso la Champions («Il nostro imperativo», Bonucci dixit). Deve vincere e possibilmente convincere per evitare traumatici ribaltoni in un autunno che si annuncia caldissimo. «Non mi sono sentito di supportare certe divergenze con Marra - chiarisce subito Montella -, ho dovuto fare una scelta molto dolorosa per salvare gli altri». Chiarito questo, l’allenatore analizza poi il momento: «Ci vuole equilibrio. Sono state ore impegnative, ho pensato molto a tutto, alleno una squadra gloriosa e ho l’energia per farlo, so che la strada è quella giusta. E poi ho una società presente e forte, ma che mi lascia libero di prendere le mie scelte. Nei momenti di difficoltà do il meglio, era così da calciatore e anche da allenatore perché di momenti critici ne ho superati tanti. Svolterò ancora come ho fatto in passato...».
Autostima, prima di tutto. Che l’allenatore ha nel suo dna e che ora più che mai deve cercare di trasmettere alla squadra. E poi grande calma. «Si dice anche che io non urli. Chi sa insegnare non urla, non si dimostra carattere con l’urlo», sorride l’Aeroplanino. Intanto stasera cambierà i connotati al Milan: fuori Zapata, a centrocampo si rivede Locatelli e in attacco spazio a Cutrone e Andrè Silva. Turnover totale, per scelta e necessità: «Quanti giocatori sono abituati a giocare ogni tre giorni? Richiede un’abitudine mentale e fisica. Noi non ne abbiamo tantissimi...». Chiosa finale con Bonucci, anche lui finito sul banco degli imputati dopo due sconfitte. Non è casuale che nel momento più delicato il capitano sia al fianco dell’allenatore: «Con la Samp è successo quello che non speravamo accadesse, ma sono carico al punto giusto per continuare e migliorare la mia condizione. Capro espiatorio? Conoscevo il rovescio della medaglia venendo qui. Non mi sento il capro espiatorio. Mi sento in discussione perché so di aver commesso degli errori».
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