Milan, Ibrahimovic: “Non tutti reggono la mia pressione, giocherò finché riuscirò a farlo"

Lo svedese all'Uefa: "Ho capito che il pallone è il mio miglior amico e voglio stare con lui per il resto della vita"

Zlatan Ibrahimovic

Zlatan Ibrahimovic

Milano, 30 novembre 2020 – Questo Milan volta alto anche senza il suo leader indiscusso in campo: il Diavolo non vuole rinunciare all’apporto fondamentale di Zlatan Ibrahimovic ma ha dimostrato di essere una squadra matura e in grado di vincere anche senza la sua imprescindibile guida.

I numeri

Nelle 11 partite giocate (tra campionato e Coppe) senza Ibrahimovic il Milan ha ottenuto 8 vittorie e 3 pareggi: in queste partitei rossoneri hanno segnato 20 gol e ne hanno subiti 7 incrementando anche la percentuale di vittorie in Serie A. Nelle 6 partite di campionato senza lo svedese, infatti, il Milan ha collezionato 5 vittorie e 1 pari che portano la percentuale di successi dal 62.5% con Ibra all'83.3% senza di lui. Numeri e dati a parte, però, la presenza di Zlatan è decisiva e fondamentale non solo a livello tecnico ma soprattutto morale e umano: da leader e trascinatore, infatti, è il carattere dello svedese a incidere moltissimo su tutto il gruppo, gol e prodezze a parte.

Parla Zlatan

Il numero 11 rossonero ha rilasciato un’intervista al sito web ufficiale della UEFA in cui ha affrontato tanti temi: «La prima domanda che mi hanno posto quando sono tornato al Milan era relativa a tutti gli ex che erano tornati qui e non avevano reso secondo le attese, non riuscendo a ripetere ciò che fecero nella loro prima esperienza al Milan. Quale sarebbe stata la differenza nel mio caso? Io ho risposto semplicemente: “Non ho mai perso la passione per ciò che faccio”. Ogni volta che scendo in campo, mi sento come un bambino che mangia una caramella per la prima volta. Ho capito che il pallone è il mio miglior amico, e voglio stare con il mio miglior amico per il resto della vita». Un amore incondizionato e, ovviamente, ricambiato quello tra Zlatan e il calcio così come è infinita la passione che Ibra ha ancora per questo sport: «La vita è tutta una questione di sfide. Sentivo di aver fatto abbastanza e ho iniziato a pensare se continuare o meno. Per me era una grande sfida tornare qui per cercare di cambiare la mentalità, per provare a cambiare la situazione, per trasmettere alla squadra, ai giocatori, che cosa fosse il Milan. Il Milan che conosco io, che tutto il mondo conosce. “Non sono mai soddisfatto, voglio sempre di più, e forse è per questo che sono qui oggi e sono in grado di giocare e di fare quello che sto facendo. Non vedo molti giocatori, nel passato e nel presente, capaci di fare lo stesso».

Benjamin Button

Zlatan ha poi parlato del suo impatto sui compagni di squadra: «Quando gioco porto in campo il mio carattere, la mia personalità ed ovviamente la mia qualità. Metto molta pressione sui miei compagni, cerco di tirare fuori il massimo da ciascuno di loro. Alcuni la prendono bene, altri un po’ meno. Altri non reggono. Vanno in difficoltà perché rendono ad alto livello solo quando è necessario, invece io decido che dobbiamo farlo ogni giorno. Per me, il modo in cui ti alleni è il modo in cui giochi. Che tu sia giovane o vecchio, io ti metto la stessa pressione, perché se sei qui c’è un motivo, sei qui perché sei abbastanza bravo. Ma fuori dal campo, se sei giovane, ovviamente ti parlo in modo diverso, ti tratto diversamente, il comportamento non è lo stesso, paragonato ai più vecchi. Ma sul campo, sono tutti uguali per me». L’età anagrafica, per Ibrahimovic, è solo un dettaglio: «Mi considero come Benjamin Button, ogni giorno che passa ringiovanisco. Prometto che giocherò finché riuscirò a farlo: finché ne sarò in grado, giocherò ad alto livello. Il giorno in cui non ci riuscirò più, smetterò perché ho bisogno di sentirmi vivo, di sentire che sto restituendo qualcosa».

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