Milan: da Giampaolo a Spalletti, una svolta che sa di ripiego

L'allenatore toscano è pronto a sedersi sulla panchina del Milan, ma deve ancora risolvere la questione contrattuale con i cugini dell'Inter

Marco Giampaolo e Luciano Spalletti

Marco Giampaolo e Luciano Spalletti

Milano, 7 ottobre 2019 - Ore contate per Marco Giampaolo sulla panchina del Milan. L'ex allenatore della Sampdoria, dopo il magro bottino di nove punti nelle prime sette partite di campionato alla guida dei rossoneri, sembra ora essere arrivato al capolinea della sua esperienza sul prato di San Siro. Al suo posto è pronto a subentrare Luciano Spalletti, che però ha un contratto con l'Inter - dalla quale è stato esonerato al termine della scorsa stagione - fino al 2021, con un ingaggio di cinque milioni a stagione. Giampaolo sembrava sull'orlo della messa alla porta già dopo il pesante KO della scorsa giornata in casa contro la Fiorentina, quando i ragazzi di Montella si imposero al Meazza con un sonoro 1-3 grazie all'ottima prestazione di Franck Ribéry.

In quei giorni, la dirigenza rossonera aveva deciso di concedere ancora una chanche al tecnico di Giulianova, da spendere durante la sfida con il Genoa al Ferraris, in un'ipotetica "prova del 9" che avrebbe decretato la permanenza o meno alla guida del "Diavolo". E la sfida Giampaolo l'ha pure vinta, rimontando nel secondo tempo il gol di Schone e approfittando del rigore parato da Reina allo stesso centroampista danese in pieno recupero. Ma la luce che sembrava essersi accesa da una delle tante lanterne di Genova, evidentemente si è già spenta. Da ieri infatti si rincorrono le voci sull'imminente esonero dell'allenatore, che non ha mai trovato il giusto feeling con l'ambiente e la squadra. 

Ed è a questo punto che entra in gioco Luciano Spalletti, già tecnico di Udinese, Roma e Inter, oltre alla parentesi russa allo Zenit di San Pietroburgo. Il tecnico toscano ha detto "Sì" al progetto dei rossoneri, ma resta da risolvere il nodo dell'ingaggio con il "Biscione". Per questo motivo, la dirigenza di via Aldo Moro sta cercando di convincere i cugini nerazzurri a trovare una soluzione per liberare l'allenatore e permettergli così di solcare i campi del centro sportivo di Milanello. Una scelta che però sembra quasi un ripiego, l'ennesimo cambio sulla panchina del Milan negli utlimi anni. Dal 2014, infatti, dopo l'esonero di Massimiliano Allegri che rimase al Milan tre anni vincendo uno scudetto e una supercoppa italiana, sulla panchina dei rossoneri si sono alternati sette allenatori in cinque anni (escluso il breve interim di Mauro Tassotti subentrato al tecnico di Livorno) senza mai trovare quella continuità necessaria a raggiungere gli obiettivi prefissati. Primo tra tutti la fase a gironi della Champions League, che manca dalla stagione 2013-2014.

E così si sono succedute stagioni fallimentari alternate a sprazzi di effimera illusione per i tifosi della Curva Sud, che dopo la sconfitta contro la Fiorentina di domenica scorsa hanno dato via a una pesante contestazione abbandonando lo stadio prima della fine del match. Ora il Milan, acquistato l'anno scorso dal fondo americano Elliott dopo la compravendita tra Silvio Berlusconi e la cordata cinese guidata dall'inadempiente Yonghong Li, sembra procedere a un ulteriore stravolgimento. Sul tavolo anche l'ipotesi di un "traghettatore" fino a fine stagione: tra le ipotesi Stefano Pioli o Claudio Ranieri, ma nel frattempo Spalletti si è già detto pronto a vestire i panni che furono di Arrigo Sacchi e Carlo Ancelotti. Se sarà lui l'uomo giusto a risollevare gli animi all'ombra della Madonnina è una questione ancora da risolvere.

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