I 40 anni di Gattuso: "Orgoglioso di essere al Milan, ma vorrei essere meno focoso"

L'ex giocatore ora allenatore ripercorre i suoi anni in rossonero fra passato e presente

Gennaro Gattuso in versione allenatore (Ansa)

Gennaro Gattuso in versione allenatore (Ansa)

Milano, 8 gennaio 2017 - "Da giocatore mi divertivo di più, allenare è un peso di responsabilità. È riduttivo dire che voglio restare, ma so che in questo momento bisogna fare risultati". Così Gennaro "Ringhio" Gattuso in un'intervista all'Ansa alla vigilia dei suoi 40 anni, che compirà domani, 9 gennaio. 

"La nuova società ha investito moltissimo - dice Gattuso- mi ha dato grande responsabilità e fiducia, da parte mia c'è grande rispetto e farò di tutto per continuare. Ma non voglio essere un peso per il Milan, anzi. Sono l'ultimo problema. È normale che mi piacerebbe continuare, mi sento a casa mia, con ancora più responsabilità nei confronti del club rispetto a quando giocavo". Per ora il bilancio è di 3 sconfitte, 2 pareggi e 3 vittorie, inclusi il derby diCcoppa Italia e l'ultima in campionato che ha riavvicinato la squadra alla zona Europa League: "Dobbiamo proseguire lavorando, non pensare che Milanello sia una beauty farm dove si viene a passare il tempo".

Gattuso nel 2012 lasciò il Milan nonostante l'insistenza di Adriano Galliani ("Per un mese mi ha chiamato a mezzanotte, al telefono metteva la canzone Se mi lasci non vale") perché era "convinto fosse finita un'epoca: stava cambiando la mentalità, anche in allenamento. Con tanti giocatori giovani, certe cose che dicevi venivano assorbite in modo polemico: non volevo essere un peso". Ripercorrendo 13 anni di Milan, non si può prescindere da certi nomi. Ancelotti, "non solo un allenatore, ma anche un amico e un papà". Allegri, che "si fa scivolare le cose e non si piange mai addosso. Anche se quando eravamo assieme al Perugia in B, ed era capitano, pensava solo agli affari propri, non aveva regole né filtri", rivela Gattuso, che ricorda le sconfitte più delle vittorie, "perché mi sentivo sempre il primo responsabile".

Da allenatore la pressione aumenta. "Da giocatore mi divertivo di più. In panchina sento più responsabilità, soprattutto quando sono a San Siro e le cose non vanno bene. Ma allenare il Milan a 40 anni mi riempie di orgoglio" assicura Ringhio, negli ultimi cinque anni passato sulle panchine di Sion, Ofi Creta, Palermo, Pisa, sfiorando quella della Nazionale del Kazakistan: "Avevo firmato. Poi ho portato Monica ad Astana. C'erano 20-30 gradi sotto zero, ho fatto un passo indietro. Aveva ragione lei, spesso è così. Io mi faccio prendere, non sono un calcolatore, tante volte ho messo lei e i nostri due figli in grandissima difficoltà". Guardando al futuro, Gattuso non va troppo in là. "Oggi ho grandissima voglia di fare questo mestiere - racconta - mi fa sentire vivo e voglio migliorarmi. Sono in una grandissima società. Fino a 6 mesi fa non potevo pensare di avere un'occasione così. Può succedere anche che fra tre anni mi scoccio e non alleno più. Quando inizio a non sentirmi bene con me stesso mi spengo come un cerino - sorride -. Un regalo per i 40 anni? Vorrei essere meno focoso, meno incazzoso, più calmo: sembra che mi diverta ma faccio fatica. Mia moglie dice che sono un pazzo da rinchiudere".

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