Coppa Italia, Milan-Lazio 0-1. Gattuso fa mea culpa: "Che figuraccia"

L'analisi del tecnico rossonero: "Qualcosa funziona male, è una questione di testa"

Gennaro Gattuso fa mea culpa

Gennaro Gattuso fa mea culpa

Milano, 25 aprile 2019 - Il Milan cade in casa davanti a più di sessantunomila spettatori presenti a San Siro e non riesce a staccare il pass per l’ultimo atto della Coppa Italia. Decide il «Tucu» Correa nello 0-1 che lancia la Lazio nella finalissima contro la vincente tra Atalanta e Fiorentina. È un Gattuso amareggiato e sottotono a fine gara: «Abbiamo fatto una figuraccia, ora recuperiamo le energie e testa alla partita di domenica. Solo un pazzo non sarebbe preoccupato per la volata Champions, abbiamo il dovere di dare tutti il massimo. Nel primo tempo abbiamo tenuto bene il campo, nel secondo è venuta fuori la Lazio che ha meritato di vincere e ci è stata superiore. Mi spiace perché anche il pubblico meritava qualcosa di più ma farei le stesse scelte se potessi tornare indietro. Assumiamoci le nostre responsabilità, è da un mese che stiamo facendo fatica, domenica c’è una sfida da dentro o fuori con il Torino, dobbiamo voltare pagina in fretta. C’è un’involuzione e dobbiamo capire cosa non funziona: si cambia per migliorare il gioco, ho provato soluzioni nuove ma non sono bastate, non è solo una questione fisica ma c’è anche un problema mentale e tecnicotattico. Non è una questione di uomini, giochiamo con il freno a mano tirato. Paquetà? È un giocatore importante ma era tutta la squadra che funzionava bene, adesso spero che ci possa dare qualcosa nelle prossime partite».

L’abbraccio tra Inzaghi e Gattuso prima del fischio d’inizio non è servito a smorzare un clima di tensione scoppiato fin dal primo pomeriggio. Nonostante l’avvertimento da parte dello speaker a San Siro che ha ricordato che in caso di cori razzisti e discriminatori la partita poteva essere interrotta o, addirittura, sospesa i quattromila tifosi laziali al terzo anello verde non hanno esitato a iniziare a provocare Bakayoko fin dal primo pallone toccato dal numero 14. Cori vergognosi di stampo discriminatorio che hanno accompagnato gli Ultras biancocelesti, giunti a Milano con il chiaro intento di far pesare al centrocampista francese e a Kessie il «caso Acerbi», ovvero la maglia del difensore laziale esposta ironicamente in trionfo dopo la vittoria rossonera in campionato. Prima la tappa in Corso Buenos Aires, a pochi passi da Piazzale Loreto, dove i supporters laziali hanno esposto uno striscione inneggiante a Benito Mussolini, poi l’arrivo a San Siro scandito dal solito coro all’indirizzo del centrocampista francese. Un gesto condannato da tutti, dal sindaco di Milano Giuseppe Sala fino al vicepremier Matteo Salvini. I responsabili dello striscione sono stati identificati e fermati dalla Digos: a loro adesso si potrebbe additare l’ipotesi di reato «manifestazione fascista» contemplato dall’articolo 5 della Legge Scelba del 1952, secondo cui è prevista la reclusione fino a tre anni.

L'unica nota positiva della serata rossonera è stata il ritorno in campo da titolare di Mattia Caldara: il difensore non giocava una partita ufficiale dalla sfida in Europa League contro il Dudelange. Una stagione segnata dagli infortuni quella dell’ex Juve, iniziata con un principio di pubalgia e proseguita a ottobre con un doppio strappo al polpaccio destro a cui si è aggiunta una lesione al tendine d’Achille. Un rientro importante nello scacchiere di Gattuso per la volata finale verso un posto in Champions

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