Tre mosse in 50 panchine. E Gattuso ha portato il Milan dall’inferno al paradiso

L'allenatore ha investito su una rosa giovane lavorando sotto l'aspetto mentale e dell'attaccamento alla maglia oltre che tecnico

Gennaro Gattuso

Gennaro Gattuso

Milano, 5 marzo 2019 - Il vero leader, quello capace di rivoltare la squadra come un calzino, scacciare i fantasmi che aleggiavano su Milanello e rilanciare la corsa Champions del Milan. In una parola sola, Gattuso. Il tecnico calabrese sabato ha festeggiato le sue prime 50 panchine in campionato in rossonero con il successo di misura ottenuto contro il Sassuolo; il bilancio, finora, recita 25 vittorie, 17 pareggi e 8 sconfitte.

Sembra passata un’eternità da quel 3 dicembre 2017, quando un gol a tempo scaduto del portiere Brignoli gli negò la gioia dell’esordio con vittoria nel 2-2 sul campo del Benevento. Ora, a distanza di 457 giorni, il suo Milan è cresciuto ed è maturato di pari passo con la crescita del suo allenatore. Perché questa squadra, se si escludono le ultime tre gare contro Empoli, Lazio e Sassuolo, ha sempre espresso un bel gioco. Di certo l’arrivo di Piatek e Paquetà ha aiutato ad innalzare il tasso tecnico della rosa, ma di certo si vede una preparazione tecnico - tattica studiata in modo certosino. Senza dimenticare un altro fattore di novità portato da Gattuso: il ringiovanimento della rosa. Ad oggi i 22 giocatori utilizzati portano ad un’età media pari a 24,6 anni, che rende la formazione rossonera seconda solo alla Fiorentina di Pioli (23,6). E l’ottimo lavoro a livello tecnico lo si può rimarcare analizzando anche in che modo il Diavolo sia riuscito a segnare i suoi gol: perché delle 39 marcature stagionali totali finora, infatti, 16 sono state realizzate di destro, 13 di sinistro, due di testa e una su rigore. Rimane solo uno zero sul quale ancora bisogna lavorare, quello dei gol direttamente su punizione. Un paradosso sul quale Gattuso è chiamato a mettere una pezza, non fosse altro per il fatto che in rosa in contemporanea ci sono Calhanoglu, Suso e Paquetà, tutti additati dell’aggettivo «specialista» per quanto concerne le punizioni. Ma essere leader vuol dire anche trasmettere questo sentimento ai giocatori che scendono in campo, creando un gruppo storico capace di portare avanti un sentimento; perché indossare la maglia del Milan ha molti significati e solo chi l’ha indossata, proprio come Gattuso, può capirlo.  E anche qui non sarà un caso che i rossoneri siano la formazione che ha impiegato meno giocatori finora, solo 22. Meglio anche di Inter (ferma a quota 23, che a fare la differenza sia l’utilizzo, o meno, degli ex capitani Montolivo e Ranocchia?), Napoli e Juventus (24), Roma (25) e Lazio (26). E a trascinare tutto e tutti c’è sempre lui, Gattuso. Il vero leader di un gruppo che gli ha creduto anche quando, a dicembre, la situazione sembrava compromessa. Anche quando in tanti reclamavano la sua destituzione invocando invano i nomi di Conte, Donadoni, De Biasi o chi per loro. E oggi Gennaro da Corigliano Calabro gongola, perché già ha strappato un altro record: è l’allenatore che ha disputato più gare sulla panchina rossonera nel periodo post Allegri (69, contro le 64 di Montella), non a caso l’ultimo allenatore a qualificare il Milan in Champions League. E l’ultima volta che il Diavolo si è trovato tra le prime quattro posizioni della classifica nel girone di ritorno fu nel 2013, proprio con l’attuale allenatore della Juventus in panchina. Corsi e ricorsi storici da cancellare, per guardare avanti verso un futuro sempre più a tinte rossoner

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro