Commisso rilancia: "Milan, voglio salvarti io"

Dopo la stangata Uefa, Li indugia ma l’americano spinge: "Vado avanti"

Rocco Commisso

Rocco Commisso

Milano, 28 giugno 2018 - «Tas» in dialetto milanese vuol dire «taci» e il Milan si augura di poter zittire a Losanna la Uefa, con il ricorso d’urgenza che la task force legale sta iniziando a preparare in queste ore febbrili. Difficile, quasi impossibile, però ribaltare il dispositivo della Camera Giudicante, senza avere in tasca il cambio di proprietà: il Tas infatti è, per natura, disposto a prendere una decisione capace di sbugiardare i giudici dei gradi precedenti ma solo di fronte a nuovi elementi probatori.

Ad esempio, nel 2017, il Partizan Belgrado è riuscito ad essere riammesso nelle coppe dopo il bando elargito dalla Uefa per aver dimostrato - condizione necessaria - di essersi messo in regola con il fisco serbo. Ma il Milan è deciso: prende atto della decisione, ma non si arrende a pagare colpe che ritiene non proprie e non commesse. La sanzione è infatti figlia di conti pregressi - tenuti da un’altra gestione e non da questa - e tiene conto della solidità della proprietà, considerata - almeno dai dirigenti rossoneri - parte diversa dal club per tutto l’arco del dibattimento, tanto che David Han Li non era nemmeno andato a Nyon. Sono al momento appese ad un filo sottile le trattative tra Yonghong Li e Rocco Commisso. Se per qualche momento il magnate di Mediacom è sembrato davvero ad un passo dal diventare il nuovo azionista di maggioranza del Milan, nelle ultime ore si deve registrare un’ulteriore brusca frenata, che segue di poco quella già arrivata nella tarda serata di martedì.

Ma Commisso non demorde e dall’America confida la propria speranza: «La trattativa per l’acquisto del Milan continua, nonostante la difficoltà di comunicazione personale con Yonghong Li dovuta alla costante presenza di un emissario. Questo, a mio parere, mina alla base il rapporto fiduciario che dovrebbe esistere in un contesto complesso, ma chiaro, come quello attuale». Commisso dimentica che Li non parla una acca di inglese, cosa che renderebbe inutile la sua presenza a Manhattan. «Questo Milan sette volte campione d’Europa – aggiunge Commisso – ha una tradizione e una storia di valenza mondiale e non merita di essere trattato così. Chiudo il contratto, ma soltanto alle mie condizioni Ma sia chiaro, prima devo avere un accordo vincolante. Non accetterei mai di essere in minoranza. Il club deve essere mio perché credo di poterlo gestire e farlo tornare ai massimi splendori. Non c’è l’ipotesi di comparare un altro club italiano: il Milan è il Milan, con una tradizione che non tutti i club italiani o mondiali possono vantare».

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