Inter, Spalletti separato in casa. Che scintille con Marotta e a Suning piace Conte

Domenica i nerazzurri sfidano il Bologna

Luciano Spalletti

Luciano Spalletti

Milano, 2 febbraio 2019 - Cade copiosa la neve sulla Pinetina al risveglio dei nerazzurri, passata una notte da incubi. Dopo la Champions League, tanti saluti anche alla Coppa Italia: in meno di due mesi la stagione ha preso una piega decisamente negativa. Dal Psv Eindhoven alla Lazio lo scenario è sempre lo stesso, quel San Siro che proprio non riesce più a sorridere all’Inter, con i tifosi tornati a casa delusi e arrabbiati dopo due ore e mezza di speranze, sofferenza e sconforto. Il calendario impone a Luciano Spalletti di rimettere insieme i cocci dello spogliatoio, perché già domani c’è il Bologna dell’ex Mihajlovic alla disperata ricerca di punti; ma è difficile lavorare in un clima di “gelo“ (e non s’intende solo il meteo) che da alcune settimane sembra aver “paralizzato“ testa e gambe del gruppo. E rapporti fra tecnico e dirigenza.

La panchina dell’uomo di Certaldo, traballa, e non solo per i risultati che cominciano a far perdere la pazienza anche alla famiglia Zhang. Al punto che, arrivare in Champions League (obiettivo minimo dell’annata) potrebbe rivelarsi inutile appiglio e non bastare all’allenatore per la riconferma. Sotto accusa la gestione della squadra, e di questo la dirigenza ne ha parlato col diretto interessato dopo il match: contro la Lazio si è vista una formazione squinternata e senza idee, con evidenti limiti nella manovra e incapace di pungere nella prima ora di gioco. Una prova disastrosa (compresi gli errori sotto porta nel finale), “salvata“ nel recupero dei supplementari dal gentile omaggio di Milinkovic Savic che ha rimesso in gioco Icardi e soci. Ma evidentemente era scritto che dovesse finir male: perché Handanovic è risultato comunque il migliore in campo, perché Brozovic ancora ha corso ancora tantissimo (oltre 16 km) predicando nel deserto, perché Joao Mario è stato irritante, perché Lautaro Martinez ha sbagliato le cose più facili.

A ciò si aggiunga la scelta di far tirare il quinto rigore della serie a Nainggolan, ovvero al meno in forma della rosa. Certo, nessuno osava immaginare che l’acquisto del belga sarebbe stata la mossa più disastrosa del mercato, anzi. La realtà, purtroppo per l’Inter, è diversa. E oggi si rimprovera a Spalletti di aver voluto a tutti i costi il suo pupillo. Ma i problemi per l’allenatore non finiscono qui. La sensazione è che l’arrivo del nuovo ad Beppe Marotta abbia innervosito Spalletti. «Il supporto che i dirigenti mi vogliono dare mi dà un po’ di fastidio perché è come se io non ce la facessi», disse il tecnico a metà dicembre replicando alle parole del dirigente («Spalletti ha tutto il sostegno della società»). E anche la frase nel post-partita di Inter-Lazio dello stesso Spalletti, secondo cui «non è stato un bene dire in giro che Ivan se ne voleva andare», sarebbe un chiaro messaggio a Marotta che ha parlato pubblicamente della richiesta di Perisic di essere ceduto. La sensazione è che fra i due il rapporto sia diventato più friabile di un grissino, al di là della passeggiata milanese di Antonio Conte a due passi dalla sede dell’Inter. L’ombra dell’ex ct è sempre più minacciosa (con il gradimento della Proprietà) ma non è l’unica: anche Simeone, Allegri e Mourinho sono fra i candidati alla successione di Spalletti. Che resta un “separato” in casa ma per ora non si tocca. «Il nostro obiettivo è andare avanti e fare buone gare, non vincere questo o quell’altro», ripete l’allenatore. Peccato che in corso Vittorio Emanuele stiano aspettando il primo trofeo della nuova gestione. E se non lo porta Spalletti....

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