Marotta, addio Juve: tra le braccia dell'Inter con voglia di vendetta

Comunicato ufficialmente il divorzio con la Vecchia Signora. Tutto da decifrare il ruolo nell'organigramma nerazzurro

L'ad interista Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta

L'ad interista Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta

Milano, 1 novembre 2018 - Era nell'aria e ora è ufficiale: Giuseppe Marotta non è più un dipendente della Juventus. Ieri il comunicato (in cui si annuncia anche l'addio ad Aldo Mazzia), quello che si attendeva per capire se l'ormai ex ad bianconero poteva abbracciare o meno la causa dell'Inter. Così sarà, secondo conferme che sono arrivate in queste settimane e anche nelle ultimissime ore. Il matrimonio con i nerazzurri si farà, nonostante le smentite da parte di Zhang Steven a margine dell'ultima assemblea dei soci. Il neo presidente si è riservato una specie di via d'uscita, settimana scorsa, asserendo che pur non essendoci stati contatti la società è aperta a far entrare i migliori. Un discorso che vale per calciatori e dirigenti. Nel caso di Marotta si attendono novità nelle prossime settimane.

Sarà importante capire quale sarà il ruolo che avrà all'interno dell'organigramma, in cui non ci sono molti spazi liberi. Alessandro Antonello è il Ceo, apprezzatissimo dalla famiglia Zhang e promosso «dall'interno», un uomo della società. Giovanni Gardini è il Chief Football Operations Officer, ormai da due anni e mezzo di stanza a Milano. Piero Ausilio è il direttore sportivo, tra i più apprezzati in Italia. Si è guadagnato la fiducia della proprietà lavorando in un periodo caratterizzato dalle restrizioni del settlement agreement, in cui per allestire la rosa a inizio stagione spesso sono serviti i salti mortali. Accogliere Marotta all'interno dell'organigramma è un segnale di ingrandimento. Lo stesso dirigente vuole dimostrare di poter continuare a vincere anche al di fuori dell'ambiente bianconero, che ha contribuito a ricostruire e dal quale è stato lasciato andare per promuovere chi, come Paratici, ha riconosciuto di aver imparato molto, se non tutto, al fianco del futuro interista. Quella in corso è l'ultima stagione in cui si dovranno fare i conti con i paletti imposti dall'organo continentale. È anche l'ultima annata iniziata con Thohir presidente, quasi a voler sancire a tutti gli effetti l'uscita di scena di chi quell'accordo con l'Uefa lo propose e firmò. Il 30% delle quote, in realtà, è ancora in mano all'indonesiano e potrebbe rimanere nelle medesime mani fino all'estate, salvo accelerazioni improvvise nelle trattative.

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