Inter, il tecnico attacca squadra e Marotta. E così è sempre più al capolinea

Ai suoi: "Se non si fa gol... ". E all’ad: "Parlare di titoli ci dà pesi mentali"

Luciano Spalletti

Luciano Spalletti

Milano, 4 febbraio 2019 - Un uomo solo, un tecnico accerchiato. Ostaggio dei propri errori ma poco aiutato dalla squadra che ha plasmato, persino “tradito” da campioni che ha sempre difeso. Suo malgrado Luciano Spalletti è diventato il capro espiatorio della crisi nerazzurra, qualcosa di impensabile fino a due mesi fa quando l’Inter aveva più di un piede negli ottavi di finale di Champions. E invece dal Psv in poi pochissime gioie e tanti dolori, condensati in un disastroso inizio 2019. La beffarda eliminazione dalla Coppa Italia e lo schiaffo ricevuto ieri dal Bologna fanno malissimo: ecco perché al triplice fischio di Pasqua, l’allenatore è rimasto impietrito, con lo sguardo diretto verso il campo, mentre dagli spalti di San Siro piovevano fischi senza pietà. «Ma i fischi li avevo già sentiti in questo stadio, li ho presi ovunque in carriera e non mi fanno effetto – risponde l’uomo di Certaldo –. I tifosi si accorgono che siamo sotto le aspettative, loro pagano il biglietto e meritano qualcosa di differente». Spalletti prova ad aggrapparsi agli episodi («Tanti non sono girati bene»), è convinto di non aver perso il controllo della situazione («La squadra mi segue ancora, purtroppo quando c’è da lottare o da far fronte a delle difficoltà ci manca quel guizzo che può farti fare la differenza»). Ma una cosa ci tiene a ribadire: «Non mi sento sotto esame. Quando si alza il livello di tensione si alza anche il livello d’insicurezza e senza carattere non si può reagire in certe occasioni. Chiaro che se non sfrutti alcune palle gol diventa tutto più difficile per quella che è la forza del club e dello stadio».

Insomma, colpa della squadra, intimorita e senza carattere. Eppure chi rischia è ancora lui. Molto difficile il cambio in corsa (a meno che gli eventi non precipitino nelle prossime settimane) perciò è inevitabile chiedergli qualcosa sulle voci di un possibile cambio in panchina: «Servono a quelli che ne traggono vantaggi in base alla permanenza o meno dell’allenatore, il discorso non mi riguarda». In realtà prima del match Spalletti aveva incassato la fiducia dall’ad Marotta, che a proposito del presunto corteggiamento a Conte (uno dei candidati per la prossima stagione con Mou, Allegri e Simeone) aveva detto: «C’è tanto gossip e ci si diverte a tirar fuori notizie che non hanno basi certe. Spalletti ha detto cose sagge e in modo molto diretto, che condivido in pieno. Non vedo come si possa criticare un allenatore terzo in classifica. Non bisogna mettere nessuno sul patibolo». Chissà se a fine gara il dirigente avrà cambiato idea. Di sicuro l’allenatore ancora una volta lo ha punzecchiato: «Qualsiasi discorso che possa richiamare titoli da vincere (il monito di Marotta nei giorni scorsi) può essere un peso mentale». E se il peso oggi fosse Spalletti? 

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