Expo, offerta con 150 ristoranti, self service e chioschi. Più il cibo da strada

Eventi nei cluster, spazi affidati a Eataly. E Peck curerà il padiglione Italia. In 12 ore previste dalle 60mila alle 120mila persone di Paolo Galliani

Un dipendente di Peck

Un dipendente di Peck

Milano, 28 aprile 2015 - Sfida onirica quella di “nutrire il mondo”. Più praticabile l’idea di sfamare la folla che ogni giorno, per 6 mesi, percorrerà il Decumano e il Cardo, che è come rifocillare o mettere a tavola in dodici ore dai 60 e i 120mila visitatori, con punte di 200mila. Sarà un’Expo sostenibile ma anche commestibile quella che debutterà fra pochi giorni, che s’interrogherà sul futuro dell’umanità ma che intanto cercherà di cavarsela egregiamente con il pubblico che all’Esposizione Universale verrà ad assaggiare, fare confronti e giudicare. Insomma, grandi dibattiti e gigantesche degustazioni: poco meno di 150 ristoranti, self-service e chioschi. Senza contare gli show cooking, le postazioni da street food (almeno una dozzina), gli eventi gastronomici nelle 9 aree tematiche, i cosiddetti Cluster, negli spazi affidate a Eataly, a Identità Golose e in buona parte dei Padiglioni (53) allestiti dai Paesi che hanno maggiormente investito su Expo.

Certo, chi gioca in casa avrà un peso più evidente, con Peck, brand meneghino dell’eccellenza gastronomica, a gestire la ristorazione ufficiale del Padiglione Italia (al quarto e quinto piano), a scommettere sullo chef stellato Matteo Vigotti e a esaltare i piatti classici delle tradizioni milanese e nazionale. Lungo il Cardo ci saranno un Padiglione del Vino e aree dedicate a birra, caffè, gelato, latte, olio, cacao. Le materie prime potranno essere apprezzate al Future Food District, al Parco della Biodiversità, sulla Collina Mediterranea e nell’area Slow Food. Ma la presenza italiana sarà diffusa: grandi brand del beverage (Franciacorta, Martini&Rossi, birrifici Moretti e Angelo Poretti, etc.) e della pasticceria, con Eataly, che ad Expo coordinerà la ristorazione di una ventina di regioni su un’area attrezzata per ospitare 1500 persone. Una cosa è certa: spazio ridotto – almeno stavolta – per l’illusione della “filiera corta”, perché ci sarà il mondo intero ai lati del Decumano e tra Padiglioni dei Paesi che a Milano hanno innalzato vetrine degne della loro cultura agroalimentare. E a fianco delle maggiori potenze della cucina internazionale (Francia, Spagna, Giappone, Cina, etc.), non mancheranno le filiere alimentari di nazioni in cerca di credito (Svizzera, Usa, etc.) e di realtà geografiche meno conosciute (Angola, Azerbaigian, etc.).

Sorprese arriveranno dai Cluster, affollati di Paesi cosiddetti minori. E qui è facile prevedere un gran successo delle aree tematiche ‘Cacao’ (cioccolato), ‘Zone Aride’ (piatti tipici del Sahel) e ‘Cereali e Tuberi’, con il meglio delle lavorazioni a base di grano, quinoa, miglio e quant’altro. Un’evidenza: Expo, giro del mondo e insieme sismografo del sano appetito planetario. Con tanto di filosofia a fare da collante: «Viaggiamo con la testa e le gambe, ma anche con lo stomaco».