Lavoratori bloccati in coda: in ritardo il primo giorno. La macchina di Expo sotto esame

Confindustria ammette: la nostra mostra è pronta solo al 3%. Rifiuti tra i padiglioni, Sala stringe sulle pulizie. E mancano panchine e segnaletica

Sito expo

Sito expo

Milano, 3 maggio 2015 - Il primo ostacolo se lo sono trovato davanti i lavoratori dei padiglioni: entrare a Expo. Ieri mattina l’ingresso ovest Triulza, collegato alla stazione ferroviaria di Rho e alla metropolitana rossa, era un muro di gente. A tutto vantaggio di Expo, ma a svantaggio del personale. Perché, senza aver predisposto accessi dedicati, tocca fare la coda con i visitatori. Fino a 40 minuti di attesa. Dal cellulare le telefonate: «Arrivo in ritardo, sono qui fuori». I colleghi sciamano agli ingressi, cercano di convincere gli uomini della sicurezza a far passare i dipendenti bloccati. E i volontari, che dovrebbero assistere i visitatori. Tuttavia, questi ultimi hanno ordini precisi: tutti devono sottoporsi ai controlli aeroportuali, pass o non pass. Così, sulla lista dei problemi da risolvere in Expo, arriva la voce “accessi”.    Fosse solo una questione di coda. Marco – nome di fantasia per tutelarlo – lavora nel sito ma non ha ancora ricevuto il badge di ingresso. La piattaforma informatica che accredita i dipendenti è partita a rilento, ci si ingegna esibendo il contratto. Quello in cui sta scritto che lui, aiuto cuoco, in uno stand lava i bicchieri e sparecchia i tavoli. Assunto da Manpower. «Mi pagano cinque euro l’ora per 40 ore. Sempre che le faccia: ieri (inteso il primo maggio, ndr) avrei dovuto lavorare sei ore, dopo due ore e mezza mi hanno mandato a casa. Così non pago neanche l’abbonamento dei mezzi pubblici». Altra grana, domani tornerà sul tavolo dell’ennesimo vertice tra Cgil, Cisl, Uil, Expo e agenzie interinali sulle assunzioni e l’applicazione del contratto del terziario. Il rischio, puntualizzano i sindacati, è che in uno stesso padiglione lavori un dipendente con un contratto Cnai, che riconosce ai lavoratori meno di cinque euro all’ora, e uno con quello benedetto da sindacati e Expo. 

La macchina dell’evento ha percorso solo i primi metri, la prossima settimana sarà l’esame per andare a regime. Uno degli aspetti su cui il commissario unico, Giuseppe Sala, non intende transigere è la pulizia. «Stanotte (ieri per chi legge, ndr) abbiamo dato una bella botta», spiega il manager. Ma resta da fare. A cominciare dalle condizioni dell’asfalto. Cumuli di scarti delle costruzioni e rifiuti degli allestimenti fanno ancora bella mostra nelle vie laterali, addossati ai muri dei padiglioni. Sono le tracce della corsa affannata dei Paesi. Come la Turchia, arrivata all’inaugurazione con il fiato corto: nel cortile esterno del palazzo, ieri una placca metallica si è staccata dal loggiato ed è piombata in testa a una ventenne albanese, ricoverata, dopo le medicazioni sul posto, all’ospedale San Carlo in codice verde. Per precauzione, la Turchia ha sfollato il cortile.

Nei cluster, i padiglioni collettivi che riuniscono Stati per produzioni agricole o paesaggi, molte porte sono chiuse. A sbirciare dentro, si scoprono grandi pulizie in corso o allestimenti dell’ultim’ora. Neanche le cucine di Expo, il fulcro dell’evento sull’alimentazione, sono operative al 100%. Israele ha avuto una frenata ieri, il Giappone ha programmato di aprire a metà mese. Settimana prossima inaugurerà anche il padiglione dell’Unione europea, coinvolto nei ritardi del Cardo, appena in tempo per la giornata comunitaria di sabato 9, quando a Expo arriveranno il presidente del Parlamento europeo, Martin Schultz, e lady Pesc, Federica Mogherini. A sud, Confindustria non nasconde i lavori in corso: «Siamo al 3%», recita con onestà un cartellone all’ingresso.

Nelle prossime 48 ore, Expo ha pianificato la posa della segnaletica e, in successione, di panchine e altre facilitazioni visitatori. Al momento, lungo il tragitto di un chilometro e mezzo del Decumano non c’è dove sedersi. Mancano all’appello anche le mappe tattili, che aiuteranno i non vedenti a orientarsi nei 110 ettari del parco espositivo. Ieri è stato il primo vero debutto di pubblico. Tuttavia sui numeri dell’affluenza Expo ha scelto la linea del silenzio: nessun bilancio di quanta gente passa ai tornelli, presidiati da parte dei 1.500 uomini della vigilanza, affiancati da 600 militari. Numeri, però, che danno due informazioni: primo, quanto successo riscuote la manifestazione; secondo, se i flussi sono mantenuti entro i limiti di sicurezza.

luca.zorloni@ilgiorno.net Twitter: @Luke_like