Terrorismo, Marianna Sergio: "Mia sorella Fatima? Non credo sia ancora viva, era malata"

La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la pena di 5 anni e 4 mesi di reclusione inflitta in primo grado e con rito abbreviato alla sorella della prima foreign fighters italiana

Maria Giulia Sergio Sergio, detta Fatima (Newpress)

Maria Giulia Sergio Sergio, detta Fatima (Newpress)

Milano, 21 febbraio 2017 -  Cinque anni e quattro mesi. La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato la pena inflitta in primo grado e con rito abbreviato a Marianna Sergio, la sorella di Maria Giulia 'Fatima' la prima foreign figher italiana condannata in contumacia per terrorismo internazionale e forse morta in Siria dove era andata a combattere per l'Isis. Conferma anche delle condanne a 3 anni e 8 mesi e 3 anni e 8 mesi per Arta Kakabuni e Baki Coku, zii di Aldo Kobuzi, marito di Gjecaj, la donna accusata di favoreggiamento. La Corte ha anche rigettato la richiesta del difensore di Marianna Sergio, l'avvocato Francesco Petrelli, di concedere alla sua assistita, in carcere dal luglio 2015 prima a Vigevano poi a Rebibbia, gli arresti domiciliari.  Il legale, subito dopo la lettura del dispositivo, ha affermato che si tratta di una decisione "ingiusta". "Ricorreremo in Cassazione - ha aggiunto - perchè siamo sicuri che la Suprema Corte riaffermerà i principi che ha sempre affermato in materia annullando questa sentenza". Le motivazioni saranno depositate entro 60 giorni.

 

"FATIMA? NON CREDO SIA ANCORA VIVA, ERA MALATA" -  "Non credo che mia sorella sia ancora viva perché era malata". A dirlo, questa mattina, nell'aula del processo d'appello col rito abbreviato a carico suo e di altre 3 persone è Marianna Sergio, sorella di Maria Giulia, 'Fatima' dopo la conversione all'Islam, la prima foreign fighter condannata (9 anni in primo grado) nel nostro Paese dopo essere partita da Inzago ( Milano) per la Siria. Marianna, che indossava un velo viola e tunica dello stesso colore, ha preso la parola in videoconferenza dal carcere di San Vittore dove e' detenuta dal 2015 e si e' dichiarata innocente rispetto all'accusa di terrorismo internazionale. "Sono contro qualsiasi atto di matrice terroristica o politica - ha detto -. Il terrorismo non c'entra con l'Islam. Guardandomi indietro, mi rendo conto di essere stata ingenua. Io e la mia famiglia volevamo solo riunirci pacificamente a Maria Giulia che era in Siria per starle vicino e per completare la nostra fede. Mai avrei pensato che andare in Siria fosse un reato. Oggi non credo che rifarei quello che ho fatto".

La giovane è accusata di avere organizzato il viaggio per la Siria suo e dei genitori con lo scopo di unirsi a Maria Giulia in nome dell'Isis. La madre, Assunta Sergio, e' deceduta prima che iniziasse il processo, mentre il padre, Sergio Sergio, e' stato condannato a 4 anni assieme a Fatima, nel processo col rito ordinario. Marianna ha parlato di "irritazione" e "rabbia" per definire il suo stato d'animo quando la sorella al telefono esaltava l'attentato al Museo Bardo di Tunisi. "Io le dissi che queste sono cose da miscredente, contrarie alla religione. Parlava come una persona che non conosce niente della nostra religione, come un ignorante. Non vedevo l'ora di chiudere la telefonata. Lei era diventata aggressiva dopo gli arresti, voleva che andassimo in Siria anche perche' temeva rappresaglie su di noi se fossimo rimasti in Italia", ha affermato. L'imputata ha poi spiegato che i suoi genitori volevano andare in Siria anche per stare vicini alla figlia che soffriva da tempo di una malattia "che le aveva impedito di realizzare i suoi sogni, come laurearsi in Medicina". "Mia madre che a 60 anni voleva raggiungere sua figlia in Siria, lasciando tutto, mi ha insegnato cos'e' l'amore - ha concluso -. Ora spero solo di riconquistare l'amore per mio padre, come lei avrebbe voluto, e farmi una famiglia".

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