L'ufficio? In una caffetteria. Ecco Nibol, l'app per il lavoro agile

"Smartworker" in aumento: le professioni del digitale e della comunicazione richiedono sempre più flessibilità e capacità di lavorare da remoto

Il team di Nibol, al centro Riccardo Suardi, fondatore e ideatore dell'app

Il team di Nibol, al centro Riccardo Suardi, fondatore e ideatore dell'app

Milano, 11 giugno 2018 - Lavorare fuori casa, senza un ufficio o una scrivania in coworking: una situazione che riguarda 305mila persone in Italia. Digitali, in movimento, più produttivi del 15% rispetto alla media, ma in cerca di una “base” per appoggiarsi con il computer e connettersi alla Rete. E’ la vita degli “smartworker”, categoria in crescita nel nostro Paese del 14% nel 2017 rispetto all’anno precedente e del 60% rispetto al 2013 (dati Osservatorio Smart Working, School of Management del Politecnico di Milano). A loro, spesso web editor, grafici, copywriter, fotografi, sviluppatori web, studenti, manager in grado di scegliere come, dove e quando lavorare, si rivolge “Nibol”, applicazione gratuita ideata da Riccardo Suardi, 24 anni, già web designer freelance, con un team start up di otto persone. Suardi, cosa sono gli “smartplace”? “Sono 25 locali fra caffetterie e bistrot da noi selezionati a Milano dove poter lavorare da remoto in un luogo accogliente, dotato di connessione wi-fi e con prodotti gastronomici di qualità. Si va dalla Tipografia Alimentare a Gorla al Walden in Ticinese, passando per il centralissimo Circus”. Come funziona Nibol? “Sulla mappa è possibile trovare il locale più vicino, recensito e descritto, senza cercare su Google o Tripadvisor. Si può prenotare in anticipo un tavolo per quattro persone, fino a quattro ore e senza extra. Si paga solo la consumazione, con uno sconto esclusivo del 10-30% oltre i 2 euro di spesa”. Com’è nata l’idea? “Condividendo la mia personale mappa dei locali scoperti lavorando come freelance a Milano. Durante l’Erasmus in Inghilterra vedevo spesso i giovani lavorare con il pc negli Starbucks”. Quali vantaggi per gli utenti? “Spesso chi si porta il lavoro al ‘bar’ ha l’impressione di essere tollerato come uno ‘scroccone’: di un tavolo, di una connessione, di una presa di corrente elettrica. Con 'Nibol’ l’utente sa di essere accolto in un posto tranquillo a suo nome, dove scrivere, sviluppare un progetto o chiamare via Skype. E’ più flessibile rispetto al coworking. Gli eventi Nibol, poi, creano una rete tra professionisti con interessi simili”. E per i gestori dei locali? “Aumentare i guadagni negli orari meno affollati, ottimizzando i tavoli vuoti. Un po’ come chi affitta stanze su Airbnb. Alcuni di questi sono l’Hug in via Venini, Portineria 14 sui Navigli, 150 up all’Isola, Convivial a Garibaldi, Santeria in viale Toscana e tanti altri”. Progetti per il futuro? “Nibol è scalabile: servono a grandi numeri. Siamo partiti da Milano perché è la città italiana più ‘europea’, dove vivono 145mila lavoratori autonomi su oltre 4 milioni. Per il 2019 puntiamo a Roma, Torino, Barcellona, Parigi, Monaco e Berlino. Per ora siamo su iOS, porteremo Smartplace su Android. In seguito, vorremmo fornire servizi aggiuntivi in cambio di un abbonamento”.

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