IperDì e SuperDì, trattative all’atto finale: "Cediamo una ventina di negozi"

Rassicurazioni dall'azienda per gli stipendi arretrati

Scaffali vuoti nella catena di SuperDì e IperDì

Scaffali vuoti nella catena di SuperDì e IperDì

Milano, 14 settembre 2018 - La trattativa per «cedere 20-25 punti vendita a un player del settore» è alle battute finali, e dovrebbe chiudersi entro il 20 settembre. Oggi dovrebbe essere versato sui conti correnti dei lavoratori il 40% dello stipendio arretrato di luglio. Francesco Natalini, un consulente della società che controlla i discount SuperDì e IperDì, ha messo sul tavolo alcuni chiarimenti sul futuro della catena in crisi di liquidità, che nei giorni scorsi ha riaperto i punti vendita solo per svuotare i magazzini con maxi-sconti. Supermercati, ormai con gli scaffali vuoti, dove i dipendenti, senza stipendio da luglio, ogni giorno si presentano puntualmente al lavoro. Ieri il rappresentante della società e i sindacalisti Elvira Miriello (Filcams-Cgil), Gildo Comerci (Fisascat-Cisl) e Fabrizio Camponeschi (Uiltucs) sono stati convocati in audizione al Pirellone, davanti alla commissione Attività produttive presieduta da Gianmarco Senna. All’esterno, in via Filzi, lavoratori provenienti da tutta la Lombardia si sono riuniti in presidio. Hanno esposto striscioni con scritte come “SuperDì Milano Ornato c’è...ma lo stipendio dov’è?”, chiedendo risposte all’azienda, «dignità» e garanzie sul loro futuro.

«Lavoro da 15 anni nel punto vendita in via Ornato a Milano - spiega Katia Tumino - tra attività di cassa e scaffali. Hanno messo la merce in vendita con lo sconto del 70%, non abbiamo alcuna certezza sul nostro futuro». In presidio storici lavoratori della catena, vicini all’età della pensione vista come un miraggio, mamme con figli da mantenere, lombardi con un mutuo da pagare. Il rappresentante dell’azienda con 35 punti vendita e circa 800 dipendenti - che nel frattempo ha ceduto un supermercato a Finale Ligure dopo quelli di Paderno Dugnano e Sesto finiti al Gigante - ha offerto alcune garanzie. «Il 20 settembre dovrebbero concludersi le trattative per la cessione di 20-25 punti vendita - ha spiegato in commissione - speriamo che sia la volta buona. Abbiamo posto la condizione all’acquirente di prendere il pacchetto completo, negozi e dipendenti, evitando licenziamenti preventivi». E i punti vendita che non verranno ceduti potrebbero rimanere nella mani della Gca. «Qualche negozio rimarrà in capo alla società - ha sottolineato - non penso vogliano cessare del tutto l’attività».

Le rassicurazioni sui licenziamenti (inizialmente erano sul tavolo 380 esuberi) lasciano però scettici i sindacati: a Finale Ligure, infatti, dopo la cessione del supermercato i dipendenti sono stati lasciati a casa dalla nuova proprietà, con la garanzia di essere assunti con altri contratti e «condizioni peggiori». E in commissione è intervenuta anche una dipendente, Anna Panzeri: «Vogliamo lavorare, è l’unica cosa che chiediamo». In aula anche l’assessore regionale al Lavoro Melania Rizzoli, e alcuni sindaci del territorio. «Monitoreremo da vicino l’evolversi della vicenda - ha spiegato il consigliere regionale del Carroccio Simone Giudici - facendo quanto in nostro potere per salvaguardare i posti di lavoro». Davanti al Pirellone i dipendenti in presidio hanno assistito all’audizione trasmessa in streaming sul sito internet del Consiglio Regionale. Restano con il fiato sospeso in attesa del 20 settembre, quando potrebbe arrivare una prima schiarita sul futuro della storica catena, che nel 1994 aprì il primo discount in Lombardia. 

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