Smart working, fenomeno a due facce

Marazzi (Stim): noi cresciamo, il processo nelle aziende è inarrestabile. Ma c’è il rischio di tagli ai posti di lavoro

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Milano - Dalle installazioni di impianti telefonici negli anni Ottanta al boom di consulenze, progettazioni e installazione di soluzioni Microsoft Teams per agevolare lo smart working nelle grandi aziende e nelle università dal 2020 in poi, quando l’emergenza Covid-19 e i conseguenti lockdown hanno reso necessario il lavoro da remoto. Stim, fondata nel 1988 da un milanese, Francesco Marazzi, e ora gestita dal figlio Stefano Marazzi, attuale ceo della società, ha colto nello smart working una grande opportunità di sviluppo. "Siamo passati da 13 a 180 dipendenti nel giro di dieci anni, anche grazie alla creazione di Yooda e l’acquisizione di Mca – spiega Stefano Marazzi –. L’accelerazione finale nella crescita di Stim, che ha sede a Milano, in via Valtellina, a Bresso, Roma e New York, è stata provocata dall’emergenza Covid e dall’esplosione del fenomeno dello smart working".

Quali i progetti più innovativi di Stim nell’ambito dello smart working per le aziende? "L’aumento dello smart working ha aperto una prospettiva molto importante per la nostra società, prospettiva collegata a Microsoft Teams. Le sedi delle aziende nostre clienti si sono svuotate e il concetto di luogo fisico di lavoro, in queste grosse corporate, è venuto meno. Queste aziende tendono a far lavorare sempre di più da remoto i propri dipendenti ma hanno anche la necessità di creare occasioni periodiche di condivisione delle informazioni in un luogo fisico. Tutto ciò sta portando anche alla trasformazione architettonica degli uffici".

L’aumento dello smart working è irreversibile e andrà avanti anche quando sarà finita l’emergenza Covid-19? "Il processo ormai è irrevocabile e inarrestabile. Lo dimostrano gli investimenti che pongono in atto le aziende. In tante stanno dotando i propri dipendenti di strumenti che consentano di lavorare e di collaborare con i colleghi da qualsiasi luogo. Investimenti del genere sono giustificati anche dai risparmi operativi che ne derivano: Telecom, ad esempio, ha chiuso cinque palazzi e ha concentrato tutte le risorse in via Boscaiola e a Rozzano. Un altro elemento che porta all’aumento dello smart working è l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro. Intesa Sanpaolo sta operando dei prepensionamenti per poi inserire dei dipendenti giovani".

Lo smart working rischia di far pendere posti di lavoro?  "La perdita di posti di lavoro è un rischio reale. C’è dunque la necessità di riconvertire ad altri compiti una serie di lavoratori che hanno perso la loro funzione proprio a causa della chiusura o del ridimensionamento delle sedi e degli uffici. Ma c’è anche un altro rischio".

Quale? "Lo scollamento dell’attività lavorativa, perché l’utilizzo degli strumenti per lavorare da casa fa venire meno l’ambiente sociale creato dal posto di lavoro fisico, che permetteva di collaborare e di scambiarsi idee".

In Stim utilizzate lo smart working oppure no? "Paradossalmente Stim non ha mai fatto smart working: le metodologie progettuali che abbiamo si basano su scambio continuo di informazioni per raggiungere soluzioni in poco tempo".

La società si occupa anche di Didattica a distanza (Dad)? "Sì, lavoriamo per alcune università. In Cattolica nel 2020 abbiamo incrementato tutto il sistema per favorire la Dad, tutte le aule sono state dotate di telecamere autotracking in modo tale che il professore venga immediatamente inquadrato durante la lezione erogata tramite la piattaforma Microsoft Teams ma anche con sistemi streaming sulle piattaforme social più diffuse, ad esempio Linkedin. In questo modo si è data la possibilità agli studenti di avere le lezioni a disposizione per un lasso di tempo infinito. Detto questo, noto che gli studenti vogliono tornare a studiare in presenza".

Operate anche nella sanità? "Il primo fronte è legato alla didattica. Stiamo facendo sì che gli studenti possano seguire le operazioni anche a distanza, non solo in presenza".

Stim si occupa di cyber security. I rischi per la gestione dati delle aziende sono aumentati con lo smart working? "Sì, i rischi sono aumentati. L’accelerazione dello smart working spesso è stata fatta dalle aziende senza tener conto fino in fondo dei sistemi di controllo degli accessi. Ora l’obiettivo è monitorare costantemente gli accessi digitali. In ambito di cyber security abbiamo appena firmato un accordo di partnership con il Politecnico per attrarre neolaureati da poter formare".