In provincia di Milano la sanità privata fa più prestazioni di quella pubblica

Dati raccolti ed elaborati dal Pd in città e in provincia. Bussolati: equilibrio da rivedere, serve una regia diversa da parte della Regione

Un ambulatorio per le visite ospedaliere (Foto di repertorio)

Un ambulatorio per le visite ospedaliere (Foto di repertorio)

Milano - A Milano e provincia la sanità privata accreditata prevale su quella pubblica sia per numero complessivo di prestazioni effettuate sia per il valore economico delle stesse. Se ci si sofferma, però, solo sulla voce visite, il privato accreditato ne fa meno rispetto al pubblico ma, evidentemente, fa quelle meglio remunerate. Questo, in sintesi, è quanto emerge dai dati raccolti ed elaborati all’interno del gruppo consigliare del Pd lombardo su iniziativa del consigliere regionale Pietro Bussolati. Dati relativi alla prestazioni ambulatoriali del 2020. 

Nel dettaglio, la sanità privata ha garantito il 53,6% delle prestazioni considerate, a fronte del 46,4% delle prestazioni fornite dalla sanità pubblica. E le prestazioni considerate rientrano in tre tipologie: visite, diagnostica strumentale e per immagini e, infine, esami di laboratorio. Nel complesso delle tre voci, la sanità privata nel 2020 ha garantito 20,2 milioni di prestazioni, pari al 53,6% del totale, come detto, mentre il pubblico si è fermato a 17,5 milioni, pari al 46,4% del totale. Numeri riferiti sempre alle strutture di Milano e all’area metropolitana.

Il volume economico delle prestazioni gestite e fornite dalle strutture private accreditate ammonta a 461,4 milioni di euro mentre il volume economico delle prestazioni effettuate dalle strutture pubbliche non va oltre i 398,3 milioni. Al privato accreditato fa capo, quindi, il 53,7% del valore economico delle attività menzionate, al pubblico il restante 46,3%. 

Se si considerano le singole voci, emerge che la sanità privata, sempre nel 2020, si è fatta carico di 3,9 milioni di visite, mentre quella pubblica ne ha effettuate un milione in più: 4,9 milioni. Ma le visite gestite dalle strutture private accreditate hanno cubato 237,5 milioni di euro, mentre quelle gestite dalla sanità pubblica, sebbene più numerose, hanno cubato 231 milioni di euro. Quanto alle altre due voci, la sanità privata ha fatto di più nel 2020: 1,4 milioni di prestazioni, se si considera la diagnostica, per un valore economico di 124,6 milioni di euro, a fronte delle 725mila del pubblico (poco più della metà), per un valore economico di 64,6 milioni di euro, e 14,9 milioni di prestazioni alla voce “esami di laboratorio“, per un valore economico pari a 99,27 milioni di euro, a a fronte delle 10,39 milioni prestazioni garantite alla stessa voce dalle strutture pubbliche per un valore di 75,9 milioni di euro.

Da qui la conclusione di Bussolati: "Questi dati evidenziano come, a Milano e hinterland, il disinvestimento nella sanità pubblica abbia di fatto portato ad un suo ruolo complementare rispetto alla sanità privata, nonostante dovrebbe essere il contrario, e come a quest’ultima siano lasciate, in alcuni casi, le prestazioni più remunerative. Il tema – sottolinea Bussolati – non è demonizzare la sanità privata accreditata e l’importante contributo che questa può dare ma come far tornare la Regione a fare una vera programmazione e regia pubblica del servizio sanitario lombardo, dando risposta effettiva al bisogno sociosanitario nella nostra Regione e a Milano metropolitana". 

A livello regionale, secondo i dati raccolti ed elaborati dal Pd, emerge che il privato accreditato riceve il 30% dei fondi pubblici lombardi, a fronte di una media italiana del 20% e che la spesa pubblica che va al pubblico ammonta al 52% del totale a fronte di una media italiana che è del 60%. Percentuali che, secondo i Dem, non sono destinate a migliorare ora che in Consiglio regionale è stata approvata la riforma della legge sulla sanità. Dalla Giunta in questi giorni hanno invece sottolineato come, grazie alla riforma, la sanità torni sul territorio e sia più vicina ai lombardi, una necessità messa in luce dal Covid.

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