Milano, Sos artigiani: l’ultimo tornitore non lascia eredi

Giancarlo Roncalli, una vita a modellare il legno. La bottega ora è una casa

Giancarlo Roncalli davanti al laboratorio chiuso (NewPress)

Giancarlo Roncalli davanti al laboratorio chiuso (NewPress)

Milano, 16 marzo 2018 - Il laboratorio  polveroso dove per mezzo secolo venivano creati componenti per mobili e oggetti per i designer milanesi è stato trasformato in un appartamento, in una zona di pregio per il mercato immobiliare. Da quando Giancarlo Roncalli, ultimo tornitore del legno in città, è andato in pensione e ha chiuso la bottega in via Pietro Custodi, a pochi passi da piazza XXIV Maggio e dai Navigli, nessuno ha raccolto la sua eredità. Un lavoro certosino che ora viene realizzato a livello industriale, schiacciato dalla crisi e anche dalla mentalità “usa e getta” di chi sceglie di comprare un mobile nuovo piuttosto che ripararlo. Parente alla lontana di Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII, l’artigiano classe 1949 ha iniziato a lavorare il legno quando aveva 14 anni, assieme al nonno e al padre. «Mio nonno ha aperto il primo laboratorio nel 1908 in piazza Vetra - racconta - poi si è trasferito in via Campo Lodigiano e, infine, nel 1959, si è spostato in via Custodi al civico 16. Mio padre ha lavorato fino all’età di 87 anni, abbiamo trascorso una vita insieme nel laboratorio».

Giancarlo Roncalli apriva la bottega alle 8.30, la pausa dalle 13.30 fino alle 14.45, poi al lavoro fino alle 21. Dal lunedì al sabato, quando si concedeva la chiusura alle 20, a manovrare il tornio, fra polvere di legno che si depositava ovunque. Un angolo della “vecchia Milano”, zona Ticinese, dove il rumore della movida arriva attutito, con case di ringhiera ristrutturate e antiche botteghe che, con lo scorrere del tempo, hanno chiuso. «Un tempo in via Custodi era pieno di “bursinatt”, artigiani che fabbricano borse e borsette - spiega Roncalli - adesso non c’è più nessuno. Negli anni d’oro lavoravamo per stilisti come Moschino, realizzavamo progetti di designer e architetti. Avevamo anche un cliente di New York, che una volta all’anno ordinava tutto su misura».

La diffusione dei mobili a basso costo è stata un duro colpo per i piccoli laboratori, così come la chiusura di tanti restauratori e riparatori di mobili che si affidavano a Roncalli per i lavori al tornio. «Ultimamente a Milano non si trovava più legno - spiega l’artigiano - dovevo andare a prenderlo in Brianza». La figlia di Giancarlo Roncalli si è laureata in Lettere, ora lavora in un ufficio. Nessun parente disposto a portare avanti l’attività, pochi giovani interessati ad apprendere il mestiere. «Ho scelto di andare in pensione - conclude - ho chiuso la saracinesca e da un giorno all’altro la mia vita è cambiata. Il mio nipotino mi tiene impegnato tutto il giorno. Sono soddisfatto così, anche se quando vedo il mio “antro” trasformato in appartamento ho un po’ di nostalgia».

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