Paghe, tutele e aree di lavoro: i rider di Deliveroo protestano sotto la sede dell'azienda

Presidio per chiedere alla multinazionale di accettare la contrattazione sindacale a livello locale

La protesta dei rider Deliveroo a Milano (Ansa)

La protesta dei rider Deliveroo a Milano (Ansa)

Milano, 2 aprile 2019 - I rider della Deliveroo a Milano chiedono zone meno vaste per la consegna e garanzie su pagamenti e modalità di lavoro. Si sono riuniti stamani in un presidio organizzato dalla Uiltucs, davanti alla sede legale in via Bo, zona Romolo.

La richiesta di incontro con la multinazionale «oggi non è stata accolta - spiega Mario Grasso, del sindacato - ma il general manager per l'Italia, Matteo Sarzana, ci ha fatto sapere che se si mantengono modalità come quelle di oggi, potrebbero aprire il dialogo». La situazione riguarda i circa 2.600 rider che gravitano intorno alla Deliveroo, la stragrande maggioranza degli oltre 3.000 che lavorano nel capoluogo per fare consegne di questo tipo. Protestano per l'assenza di garanzie su paga e tutele, ma oggi soprattutto perché le aree di consegna si sono ampliate. «Se prima in 7 ore e mezza facevamo 25 consegne, ora sono diventate 15 e con più chilometri». Per 300-400 euro al mese, ne ho fatti «oltre 3.500 in tre mesi in bici, lavorando 7 giorni su 7, anche 10 o 12 ore al giorno». 

La speranza, col presidio di oggi, è di accelerare la formazione di un tavolo a livello locale per la contrattazione sindacale. «Ufficialmente - spiega Michele Tamburelli, segretario generale della Uiltucs di Milano - l'ampliamento delle aree per la consegna era stato presentato come un'opportunità di maggiore lavoro». I problemi con le distanze però non si sono concretizzati solo nei costi del chilometraggio che aumentano a carico dei lavoratori stessi, come spiegano le poche decine di rider che hanno partecipato al presidio: «Se esci dalla tua zona di riferimento, ti succede anche che l'app si stacca e non ti arrivano più chiamate per le consegne. Per averle, devi tornare in zona, facendo altra strada». Per ricevere chiamate per le consegne in ogni caso, in generale, «si deve avere una certa quantità di punti e i punti - ricordano i lavoratori stessi - ti calano se stai assente, anche con certificato di malattia. In pratica: meno punti significa meno chiamate, quindi meno consegne e meno entrate, per almeno quindici giorni». Altre aziende di settore «ti congelano il punteggio se sei in malattia - sottolineano - invece da noi no». Fatto è che in molti stentano ad arrivare, per questo, a lavorare 20 ore a settimana. Vorrebbero anche una copertura assicurativa e ne hanno una aziendale, «ma serve in sostanza solo per gli infortuni stradali» chiarisce Mario Grasso, funzionario del sindacato.

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