Milano, la protesta dei rider: "Promesse tradite"

Blitz con fumogeni davanti alla sede della Casaleggio

Il blitz dei rider con fumogeni

Il blitz dei rider con fumogeni

Milano 27 febbraio 2019 - Un messaggio recapitato al ministro del Lavoro Luigi Di Maio e «a tutto il Movimento 5 Stelle», con fumogeni accesi e uno striscione appeso davanti alla sede milanese della Casaleggio Associati, a pochi passi da piazza San Babila.

È andata in scena ieri un’improvvisa protesta dei rider, che hanno scelto il giorno dello sciopero degli addetti alle consegne che lavorano per conto di Amazon per far sentire la loro voce. Fattorini 4.0 su due o su quattro ruote, accomunati dalla battaglia nella giungla della gig economy. La protesta dei rider che si guadagnano da vivere consegnando cibo in bicicletta è stata organizzata dagli attivisti della rete Deliverance Milano, che ieri mattina hanno partecipato al blitz davanti alla sede della società fondata dall’imprenditore scomparso nel 2016 Gianroberto Casaleggio - con Beppe Grillo padre del M5s - e ora portata avanti dal figlio Davide, che ne ha raccolto l’eredità. Hanno esposto uno striscione con la scritta «Di Maio il rider non ci casca, al decreto sicurezza preferiamo Vallanzasca». Poi, dopo aver acceso fumogeni, si sono allontanati.

«Come rider rivendichiamo diritti, garanzie e tutele - scrivono gli attivisti sulla pagina Facebook di Deliverance Milano - reddito e sicurezza sul lavoro. Diritti sindacali e riconoscimento del nostro status di lavoratori. Ad oggi non sono arrivate risposte concrete né da parte del governo né da parte delle aziende». Il riferimento è al tavolo aperto da Di Maio con sindacati e aziende subito dopo il suo insediamento, con l’obiettivo di offrire diritti ai rider e regole nella giungla dei contratti. Tavolo che attraversa una fase di stallo, mentre la rete dei rider ha presentato una proposta di legge con al centro il riconoscimento del rapporto di subordinazione. «Vede ministro - sottolinea Deliverance Milano - noi non abbiamo mai creduto alle sue facile promesse calate dall’alto. Al vostro convocarci all’ultimo minuto. Al vostro pressappochismo metodologico. Abbiamo posto sul tavolo e all’attenzione di tutti le nostre proposte, finora non abbiamo ricevuto alcun riscontro. Noi rider non siamo dati e nemmeno manichini da crash test: coi rider non ci si gioca, fuori dalla precarietà c’è la nostra vita». Un’iniziativa che potrebbe precedere una stagione di proteste sulle strade di Milano e di cause nei Tribunali, dopo che la sentenza della Corte d’Appello di Torino ha aperto la strada accogliendo parzialmente il ricorso di cinque fattorini contro Foodora. I legali della Filt-Cgil stanno preparando una serie di vertenze pilota, che verranno presentate a marzo, spostando in aula la battaglia per i diritti nella giungla della gig economy.

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