Milano, l'economia post Covid corre: 18 mesi per risalire

Il 2020 ha mandato in fumo 16 miliardi di euro ma ora i segnali sono positivi: "La metropoli mostra i muscoli"

Carlo Sangalli

Carlo Sangalli

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Il temporale è finito e l’arcobaleno annuncia due anni di ripresa nel cielo dell’economia milanese. Sedici miliardi di euro andati in fumo nel 2020, il 10,1% del prodotto interno lordo totale: l’anno della grande pandemia ha paralizzato servizi, export e terziario, e messo i bastoni fra le ruote dell’industria. E nonostante il blocco dei licenziamenti, ancora in vigore solo per alcuni settori, si è già perso l’1,3% dei posti di lavoro. Lo certifica il rapporto Milano Produttiva della Camera di Commercio. Se il calo è stato forte, peggiore di quello lombardo, attestato al 9%, la capitale finanziaria ha già mostrato i muscoli. Nel 2021 la crescita sarà del 5,3%, nel 2022 del 4,9%. Ci vorranno ancora 18 mesi per tornare ai livelli precedenti alla crisi e superarli di appena un decimale. Ma la strada è tracciata. Il numero delle imprese riprende a crescere, oltre 4mila in più nonostante l’emergenza sanitaria ancora in corso nel primo trimestre. "Ma il percorso è lungo – dice il presidente Carlo Sangalli – La ricetta è una: proseguire con i vaccini e spendere rapidamente e bene quei quasi 5 miliardi che il Recovery plan destina a quest’area per infrastrutture digitali e materiali, rilancio del turismo e dell’innovazione. Su questa sfida giocherà la propria credibilità la nuova amministrazione comunale". Sì, perché le schiarite non hanno dissipato tutte le nubi all’orizzonte. Se il manifatturiero è in netto recupero (più 6,8%, con punte del più 7,8% a Monza), il lockdown, presenta un conto salato al terziario: il commercio lascia sul terreno ancora il 6,9%, i servizi l’1,7%. Altra nota dolente, le esportazioni: -12% a Milano, contro il -10% della Lombardia e il -9,7% dell’Italia. Le percentuali possono apparire astratte, ma corrispondono a 6,5 miliardi di euro di merci non vendute, di incassi persi e stipendi più magri. E il problema, solo per la metropoli, non si è risolto neppure nel 2021: le province vicine segnano crescite anche del 10%, in città invece si è sotto ancora del 3,8%. Le perdite accumulate, naturalmente, si sono riverberate nel mondo del lavoro. Sono 22mila i posti andati persi nell’arco dello scorso anno. Sorprende però una cifra in controtendenza: se nel 2020, infatti, a perdere il lavoro in Italia erano state soprattutto donne, 100mila secondo l’Istat, nella Grande Milano l’occupazione femminile è rimasta stabile, con un più 0,1%. Quattromila le persone che invece hanno smesso di cercare un impiego, fra questi soprattutto ragazzi.

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