Lavoro, già bruciati 100mila posti. Ma il sistema produttivo milanese regge

Finora evitato il boom di imprese chiuse. La Cgil: "Non ci sono le condizioni per licenziamenti di massa"

Milano, negozi chiusi per l'emergenza coronavirus

Milano, negozi chiusi per l'emergenza coronavirus

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Milano, 5 febbraio 2021 - Le imprese milanesi resistono alla crisi, senza registrare un boom di chiusure nell’anno della pandemia. Ma, altro lato della medaglia, secondo le stime della Cgil sono già andati in fumo 100mila posti di lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti. Il calo di addetti (51.187 in meno nel confronto fra il quarto trimestre dell’anno scorso con lo stesso periodo del 2019) ha colpito tutti i settori, con un tracollo nel commercio, nella ristorazione e nelle agenzie di viaggio che non compensa i comparti in lieve crescita come logistica, finanza e costruzioni. La situazione è fotografata dai dati elaborati dalla Cgil di Milano, con una panoramica sull’anno della pandemia che ha terremotato il mondo del lavoro e un presente che vede il conto alla rovescia verso la fine del blocco dei licenziamenti. 

"La diminuzione degli addetti trova conferma in tutti i settori, poiché nessun comparto è stato risparmiato dalla crisi e nessun ambito è stato in grado di assorbire le criticità manifestate altrove", analizza Antonio Verona, responsabile del Dipartimento mercato del lavoro della Cgil di Milano. "Nonostante la sofferenza diffusa – prosegue – i dati indicano un tessuto produttivo sufficientemente solido e reattivo, in grado di crescere a ogni attenuazione dei provvedimenti di contenimento. Non esiste motivo in grado di giustificare un ulteriore ridimensionamento dei livelli occupazionali".

Le imprese milanesi, che finora hanno fatto largo uso della cassa integrazione e si sono già “liberate“ di contratti a termine e personale meno tutelato, hanno la possibilità di ripartire senza dover operare esuberi di massa. Il problema è ricollocare quei lavoratori già rimasti a casa, in tanti casi precipitati nella povertà. La Città metropolitana nel quarto trimestre del 2020 ha perso 16.418 addetti (fra dipendenti, titolari di imprese, partite Iva, contratti a termine che si sono avvicendati nello stesso periodo) nel commercio. I servizi segnano un –31.282 dovuto al tracollo delle agenzie di viaggio e noleggio (-23.541) e della ristorazione/alberghiero (-13.530). Soffre anche l’industria, con un -2.672, e l’agricoltura che perde 812 addetti. La crescita più sostenuta si registra invece nell’Itc, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (quasi seimila addetti in più), e nel settore finanziario/assicurativo (+3.944). 

La logistica guadagna 1.604 addetti, sull’onda del boom dell’e-commerce. Anche per le costruzioni segno positivo, con un +1.590. Crescita che, però, non basta per compensare il tracollo nei settori più colpiti. Nonostante lo scenario negativo, i dati sulle imprese evidenziano una "tenuta complessiva del sistema produttivo milanese che, con tutte le sue fragilità, è riuscito a mantenere inalterato il proprio volume lungo tutto il 2020". Nel 2019 si registravano 306.552 imprese attive, mentre l’anno scorso erano 305.395. Un saldo quasi invariato, grazie al boom di nuove società nel comparto “attività professionali, scientifiche e tecniche".  

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