Galimberti evita il fallimento: sospiro di sollievo per i 250 dipendenti

Concesso il concordato bis al gruppo di elettronica che gestisce negozi con il marchio Euronics

L’ingresso di Euronics

L’ingresso di Euronics

Milano, 3 aprile 2019 - Sembra scongiurato, almeno per ora, il fallimento della storica catena di negozi di elettronica Galimberti Spa. Una boccata d’ossigeno per la società gravata da debiti milionari, e un sospiro di sollievo per i circa 250 dipendenti in tutta Italia che, per ora, potranno continuare a lavorare. Il Tribunale di Milano, secondo fonti sindacali, avrebbe concesso altro tempo a Galimberti accogliendo la seconda proposta di concordato preventivo presentata dal commissario. Tempo utile per portare a termine le trattative (ancora non ufficializzate davanti al Tribunale) per l’ingresso di un nuovo investitore, un fondo che sarebbe disposto ad accollarsi parte dei debiti e scongiurare il fallimento.

La strada, però, non è in discesa, anche perché i debiti supererebbero gli 82 milioni di euro. La catena, solo a Milano, conta due negozi marchio Euronics, in via Solari e in corso Buenos Aires, con circa 35 dipendenti su 250 in tutta Italia. Altri store sono aperti in diverse città lombarde. «Con il nuovo concordato preventivo le attività potrebbero essere portate avanti per altri mesi - spiega il sindacalista della Filcams-Cgil Danilo D’Agostino - in attesa che si chiarisca la situazione. Per noi l’importante, nell’immediato, è che non ci sia una chiusura dei punti vendita. I dipendenti restano in stato d’agitazione». Lo scorso 28 marzo i lavoratori avevano scioperato, riunendosi in presidio davanti al Palazzo di giustizia di Milano. Nonostante la boccata d’ossigeno le acque restano agitate, nel timore di un triste epilogo per la società fondata dall’imprenditore brianzolo Ilario Galimberti, che si è spento lo scorso febbraio all’età di 93 anni, pioniere negli anni del dopoguerra e del boom economico nella vendita di elettrodomestici.

Un impero che si è sgretolato sotto il peso di debiti altissimi che hanno già portato al licenziamento di 128 lavoratori, alla chiusura di 11 punti vendita e alla cessione di 5 negozi nel tentativo di risanare i bilanci. Misure insufficienti per frenare la caduta, in un settore colpito dall’exploit dell’e-commerce e da politiche commerciali che, secondo D’Agostino, sono rimaste «ferme agli anni ’90». Una crisi che oltre a Galimberti ha colpito altri big del settore, con licenziamenti e chiusure di punti vendita, una guerra dei prezzi conclusa senza vincitori. La bergamasca MediaWorld era stata costretta a varare un piano lacrime e sangue. Crisi anche per il gruppo monzese Castoldi, saracinesche abbassate per i negozi Trony. E il gruppo Euronics prende le distanze dalle difficoltà affrontate dal partner Galimberti, annunciando «l’apertura di nuovi punti vendita nel 2019» e la volontà di «raccogliere la sfida digitale».

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