La Lombardia e i beni intangibili, risorsa nascosta ma decisiva per le aziende / FOTO

Il “Giorno” e Unicredit hanno incontrato quattro aziende leader di settore

Il forum nella sede de Il Giorno

Il forum nella sede de Il Giorno

Milano, 17 luglio 2019 - Beni immateriali che diventano la vera spina dorsale di un’azienda in un sistema che, invece, porterebbe a tenerli nascosti. Gli investimenti sui beni intangibili visti nell’istante in cui vengono fatti appaiono solo come un costo nel bilancio: il ritorno, quando va bene, lo puoi valutare solo dopo anni. Eppure questi investimenti sono decisivi. Quattro imprenditori hanno parlato a ruota libera su questi temi con il Regional manager Lombardia di Unicredit Giovanni Solaroli nel forum “Industria 4.0, intangible assets. Il valore dell’economia intangibile”, organizzato nella redazione del “Giorno” in collaborazione con Unicredit e moderato dal direttore Sandro Neri. «Soprattutto nel caso di una piccola impresa – spiega Riccardo Comerio, amministratore delegato dell’azienda Comerio Ercole e presidente della Liuc – se l’intangibile viene messo in mostra c’è un ritorno negativo».

Ali Reza Arabnia, presidente e Ceo di Geico Taikisha ha portato un esempio concreto: «Venti anni fa abbiamo quotato una nostra azienda sulla Borsa americana. E lì i miei investimenti venivano valutati molto di più del costo. Pensavo che lo facessero per alzare il prezzo, dopo ho capito che avevano dato il vero valore agli investimenti». «Ho rilevato un’azienda come Tecno in un momento di crisi proprio perché aveva un grande valore immateriale – spiega Giuliano Mosconi, presidente e Ceo di Tecno spa – L’abbiamo comprata quando i mobili da ufficio non erano la cosa più richiesta dal mercato». I brevetti sarebbero un sistema misurabile per quantificare il know-how ma hanno dei limiti: «Il mondo sta andando ad una velocità diversa da quella dei brevetti – spiega Diego Andreis, managing director di Fluid-O-Tech – Spesso le grandi aziende non brevettano vere invenzioni». E poi c’è quella che Ali Reza Arabnia definisce innovazione culturale di un’azienda: «Come facciamo a calcolare il ritorno economico su un investimento sul benessere dei lavoratori? Eppure abbiamo in azienda una zona riservata ai dipendenti con ristorante, bliblioteca, psicologo, filosofo, nutrizionista sempre a disposizione. So che se la sera mando a casa i dipendenti sereni ho contribuito al benessere della società».

Andare oltre i rating per cogliere quando gli investimenti sui beni intangibili sono davvero un elemento strategico per il futuro di un’azienda. È per Giovanni Solaroli, Regional manager Lombardia di Unicredit, l’obiettivo di una banca. «Anche la banca è un’azienda e per noi l’elemento distintivo è nella logica relazionale e umana – affferma Giovanni Solaroli Forum organizzato nella redazione del “Giorno” – Oggi credo che un elemento fondamentale per chi fa banca sia la capacità di individuare gli elementi intangibili di un’impresa, che spesso sono gli elementi chiave. Un esempio? Il valore dei fornitori è fondamentale per poter garantire all’azienda una flessibilità distintiva sui mercati. Non c’è modo di quantificare questo aspetto, ma va tenuto in considerazione». Quindi, si deve andare oltre gli strumenti di valutazione che ci sono a disposizione: «Le regole sono ancora molto basate sul patrimonio e non ci aiutano – spiega Solaroli – Dobbiamo lavorare in prospettiva. è un percorso lungo, ma l’economia si sta muovendo in questa direzione. Anche il mercato dei capitali è molto attento a questi aspetti immateriali. Del resto, se si guarda il mercato delle acquisizioni spesso la differenza la fanno proprio gli asset immateriali».

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