"Swing with Sting" con la big band: l’omaggio di Nick The Nightfly

Nuovo album del crooner-dj e direttore artistico del Blue Note di Milano: spero presto di suonarlo anche in via Borsieri

Nick The Nightfly

Nick The Nightfly

Milano -  Quella di far suonare "alla Count Basie" hit del rock come "Every breathe you take" o "Fields of gold" è la scommessa su cui Nick The Nightfly ha registrato al Blue Note il suo ultimo album "Swing with Sting", squillante omaggio all’ex Police presentato ad Umbria Jazz e in altre rassegne portando il (buon) nome del locale di via Borsieri in giro per l’Italia. "Ma ce la farò ad offrirlo, prima o poi, pure al pubblico milanese" assicura il crooner-dj di Radio Montecarlo, al secolo Malcolm MacDonald Charlton (nome d’arte preso dal celebrato album di Donald Fagen). "Dopo aver spostato il ritorno sul palco del Blue Note ben quattro volte causa pandemia, ho in agenda due nuove date, l’8 e il 9 ottobre, che spero tanto possano essere quelle buone".

Il disco era pronto già da tempo. "Sì, ma l’impossibilità di eseguirlo dal vivo mi ha consigliato di aspettare a pubblicarlo. Le registrazioni risalgono all’inverno del 2018 ed erano state fatte per conservare una testimonianza di questo progetto. Poi era finito nel cassetto per non togliere spazio a 'Beyourself', l’album che stavo promuovendo in quel momento col mio quintetto. Durante il lockdown sono andato a riascoltarmi quello che avevamo fatto e sono rimasto esterrefatto: era suonato da Dio".

Inevitabile la pubblicazione. "Sì. È il mio secondo disco con una big band, ne avevo inciso un altro con Sara Jane Morris, nel 2003, anno di apertura del Blue Note. Coincidenza singolare che siano nati entrambi in via Borsieri. Quando a Perugia ne ho parlato con Branford Marsalis, che con Sting ha lavorato a lungo, s’è congratulato per l’idea dicendo che quelle musiche si prestano bene al suono della big band. L’arrangiamento di 'Roxanne' l’avevo accennato alla chitarra a Sting stesso una quindicina di anni fa durante un’intervista legata all’album ‘Songs from the labyrinth’ nella sua tenuta toscana del Palagio".

Dei tanti che ha intervistato in radio, chi le ha lasciato il segno più profondo? "Pino Daniele; sia da solo che con Pat Metheny. Ma anche lo stesso Sting, Ryuichi Sakamoto o i ‘tribalisti’ Marisa Monte, Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown".

Nel disco ci sono pure un paio di bonus."'Ain’t necessary so' di Gershwin l’ho messa perché Sting l’ha cantata nella versione di ‘Porgy and Bess’ incisa da Joe Henderson. ‘Les is mo’ degli Yellow Jackets l’ha scelta, invece, la big band che m’accompagna come strumentale da eseguire in apertura di serata".

Lei è pure direttore artistico del Blue Note. Qualche nome già confermato del cartellone autunnale? "Stiamo lavorando duro per una ripartenza in grande stile, anche se nell’incertezza. Comunque abbiamo già confermati Kenny Garrett, Lee Ritenour, Tony Momrelle e qualche altro".  

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