Settimo Milanese, ecco "La Preghiera in mare" di Stefania Rocca: immigrazione e dintorni

All'auditorium comunale uno spettacolo di contaminazione tra teatro, cinema e musica

Stefania Rocca (Ansa)

Stefania Rocca (Ansa)

Settimo Milanese (Milano), 19 marzo 2019 - “Presidente Conte, Salvini e Di Maio, cosa ne pensate, davvero, degli italiani di oggi?”. Come la giornalista dello spettacolo di Luciano Melchionna - “Squalificati” - che sta portando in tournée e nel quale si ritrova a giocare una partita a scacchi tra potere politico e mass media, Stefania Rocca sì che si è immaginata di trovarsi davanti i politici veri. E a loro rivolgerebbe “una domanda per capire dove è finita la nostra cultura, aperta da sempre alle influenze esterne usate in maniera creativa per produrre una visione originale. L’Italian Life Style con le sue radici profonde nel Rinascimento.

Dove siamo oggi come popolo? Dov’è finita la nostra identità che si fondava sulla ricchezza offerta dalla diversità?”. E anche sull’immigrazione, “siamo partiti da immigrati, perché ne abbiamo perso la memoria?”. Interrogativi che non vogliono essere politici ma hanno la radice in una riflessione che Stefania si è ritrovata a fare un paio di anni fa con i jazzisti Raffaele Casarano (sassofono) e Mirko Signorile (pianoforte) per un “esperimento” diventato un vero e proprio spettacolo - “Preghiera in mare” - di contaminazione fra teatro, cinema e musica. Questa sera Stefania Rocca lo porterà all’Auditorium Comunale di Settimo Milanese (via Grandi 12; inizio alle 20.30; ingresso libero fino a esaurimento posti).

Un palco spoglio, una sedia, un leggio, microfoni, pianoforte e sax, e alcune proiezioni alle spalle, per “parlare di immigrazione, di come è difficile integrarsi oggi in una società così complessa”, utilizzando anche testi tratti dal libro di Gian Maria Testa “Da questa parte del mare”, da “On the road” di Jack Kerouac e da “Promised land” di Bruce Springsteen. Con intelligente e delicata essenzialità. La cultura a fare da ponte. Stefania pensa a Shakespeare, che “ha abbattuto i confini”. Certo, pensare a un mondo ideale di pace e convivenza può sembrare un pensiero naif: “Siamo diventati tanto cinici da non riuscire più a sognare e tantomeno a percepire i sogni di queste persone che immaginano un futuro migliore spinte da bisogni veri, reali». Per questo, «proviamo a tornare a sognare. Tutti insieme».

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