Stef Burns: tradirei Vasco solo per Paul McCartney

In concerto lunedì sera allo Spirit de Milan

Stef Burns

Stef Burns

Milano, 15 aprile 2018 - «Lo tradirei solo per Paul McCartney» assicura Stef Burns, in concerto domani sera allo Spirit de Milan, parlando del suo sodalizio con Vasco Rossi. «Già a sei anni pensavo che da grande avrei fatto il beatle e quella passione m’è rimasta dentro. Siccome, però, l’invito di Macca non arriverà mai, caro Vasco sarò tuo per sempre!». Il chitarrista di Oakland, 58 anni, all’anagrafe Stephan Birnbaum, Rossi lo frequenta dal ’95, dal doppio concertone a San Siro di “Rock sotto l’assedio”, anche se aveva già messo la sua chitarra tra i solchi de “Gli spari sopra”, allargando un parco collaborazioni in cui svettano i nomi di Alice Cooper, Michael Bolton, Sheena Easton, Sheila E, Narada Michael Walden, Y&T, Berlin e un’esperienza nel G3 al fianco di Joe Satriani, Steve Vai e Robert Fripp.

Lei va ripetendo che come il Komandante non c’è nessuno. Quindi se lui è il numero 1 chi sono il 2 e il 3?

«Alice Cooper, che oltre ad essere un gran musicista è una gran bella persona, e probabilmente Hue Lewis & The News altra realtà di livello superiore».

Ma come si trova a passare dal bar rock di un gruppo come Hue Lewis a quello duro e puro di Vasco?

«A dirla tutta, mi sono spinto verso musiche anche più lontane come la fusion di Sheila Escovedo. Ma a me piace il funk, così come r&b, soul, jazz, rock, hard rock, pop, blues. Penso che avrei qualche problema solo se mi chiedessero di partecipare ad un tour di musica country-western...».

Cosa pensa del fatto che quando Cooper suona con gli Hollywood Vampires il suo chitarrista si chiama Johnny Deep?

«Anche se le sue spalle abituali sono Ryan Roxie e Nita Strauss, credo che Alice con i Vampires, vale a dire con Joe Perry e con Deep, si diverta tantissimo».

Sul palco del locale di via Bovisasca non sarà solo.

«Ci sarà pure quel fantastico gruppo di blues americano che è la Fabio Marza Band. Fabio è un chitarrista-cantante di grande feeling, Fabio Mellerio e Max Ferraro sono una bravissima coppia ritmica basso-batteria e la cantante Greta Bragoni una vera ‘firecracker’, come chiamiamo in America quelle come lei: un fuoco d’artificio».

Cosa suonerete?

«Non mancheranno cose di John Lee Hooker, Muddy Waters, Etta James, ma neppure degli Allman Brothers, di Jimmie Vaughan e di Jimi Hendrix».

Lei ha tre figli, qual è il loro rapporto con la musica.

«La mia piccola Jamie (nata sei anni fa dal matrimonio con Maddalena Corvaglia, finito nel 2017 ndr) è una ballerina, basta mettere Vivaldi per farla felice, Taylor suona la chitarra in una band, mentre Woody è un bravo batterista».

Tornando a Vasco, ci sono canzoni sue che l’ispirano più di altre?

«Trovo strepitose ballad come ‘Sally’, ‘Il mondo che vorrei’, ‘Un senso’, ‘Vivere’, ‘Gli angeli’, pezzi dal forte feeling. Ma mi diverto in brani di altra natura tipo ‘La combriccola del Blasco’, ‘T’immagini’, ‘Domenica lunatica’. Non è facile trovare tanti stili diversi riuniti in un solo artista».

Per uno che ha suonato al Crossroads di Eric Clapton e in altre grandissime occasioni live, cos’è stato lo scorso anno il Modena Park?

«Condividere quel palco con un artista immenso come Vasco davanti a 220mila persone è stata probabilmente la più grande avventura della mia vita: il top».

Il passaggio dal Modena Park al disco di Facchinetti & Fogli assomiglia da vicino ad un salto mortale.

«La musica è universale, l’importante è mantenere in ogni occasione il proprio gusto e una forte impronta».

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