Strehler, un busto al Piccolo: "Vigila su attori e pubblico"

Realizzato dall’artista Wolfgang Alexander Kossuth e donato al Comune dalla moglie dello scultore: "Mio marito desiderava tanto che fosse qui"

C’era un uomo , a Milano, che rese grande e popolare il teatro. Si chiamava Giorgio Strehler e tra le macerie del Dopoguerra italiano, nel 1947, fondò insieme a Paolo Grassi e Nina Vinchi il Piccolo Teatro di Milano. Una personalità – umana, innovativa, europea – celebrata con un busto, realizzato dal celebre artista Wolfgang Alexander Kossuth, posto ora nel foyer del teatro milanese a lui intitolato, in Largo Greppi. La scultura, svelata ieri, è stata donata al Comune di Milano dalla moglie dello scultore, Giuliana Alzati Kossuth.

"Proprio pensando a questo teatro e avendo conosciuto Strehler – racconta commossa la donna –, mio marito ha desiderato a lungo che il ritratto fosse qui. Ed ora è finalmente arrivato nella sua casa". L’opera in piombo è stata realizzata da un artista, Kossuth, la cui vita è sempre stata divisa tra la musica – era violinista e direttore d’orchestra – e le arti figurative. Un’anima affine allo stesso Strehler, la cui carriera di regista e direttore artistico mostrò nuove e inedite forme teatrali all’Europa intera.

«Strehler rappresenta l’Alfa e l’Omega per il Piccolo Teatro di Milano e il punto di partenza di tutto", spiega Claudio Longhi, attuale direttore del teatro. "Al tempo stesso – continua – egli è l’imprescindibile orizzonte con cui ci confrontiamo quotidianamente per fissare i nostri obiettivi. Restiamo fedeli alla sua etica e ai suoi principi. Lui che fu il maestro della nascita della regia in Italia, nonché il motore che, insieme a Visconti, portò alla rifondazione del sistema teatrale italiano".

Per questo, dichiara l’assessore comunale alla Cultura, Tommaso Sacchi, "è straordinariamente bello e simbolico poter svelare un’opera che raffigura il maestro. Qui, nella Milano dove lui ha dato tanto. Una testimonianza di riconoscenza che la città ha nei suoi confronti". Un teatro popolare, si diceva, nel senso di “teatro per il popolo”, per tutti. Un’estetica e una logica produttiva orientata al “servizio pubblico”. Una rivoluzione, quella di Strehler, che non poteva non nascere a Milano.

Quella Milano, decanta Vittorio Sgarbi, presente all’inaugurazione, "dove tutto accade e dove ogni attività creativa viene premiata dall’attenzione di una città viva e capace di rispondere alla bellezza. In questa statua c’è il paradiso e la gloria di Strehler, della potenza della sua intelligenza". E dire che Strehler, nella sua vita, visse anche l’inferno. Prima nel 1944, quando venne incarcerato durante l’occupazione nazifascista. Poi nel 1993, quando sull’onda di Tangentopoli, venne processato per malversazione dal Tribunale di Milano, salvo poi essere completamente scagionato e assolto perché "il fatto non sussiste". Morì quattro anni dopo. A lui la città rimane debitrice, ma "il suo spirito – dice sorridendo Giuliana Kossuth – ora è qui, a vigilare su attori e spettatori, la sua gente".

 

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