Annichiarico: ma la notte sì... con quel genio di Marenco

Aveva iniziato come corista nei 4+4 di Nora Orlandi. La grande popolarità l’ha raggiuta nelle trasmissioni di Arbore

Silvia Annichiarico

Silvia Annichiarico

Milano, 26 gennaio 2021 - Questo articolo è contenuto nella newsletter "Buongiorno Milano".  Ogni giorno alle 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e il commento di un ospite. Per ricevere via mail la newsletter clicca su  www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Vispissima, “scetatissima”, attrezzatissima, informatissima e graziosissima. Nella prefazione di “Ma la notte sì”, l’autobiografia scritta da Silvia Annicchiarico con la giornalista Gabriella Mancini, Renzo Arbore racconta la sua amicizia con la cantante, attrice, conduttrice radiofonica milanese con un effluvio di superlativi. E a lei, la “issima”, non resta che compiacersene definendosi nel sottotitolo la “più famosa tra i meno famosi”. «Il termine fu coniato da Bruno Lauzi al Maurizio Costanzo Show scorgendomi tra il pubblico», racconta Silvia, dipinta con affetto nella postfazione pure da Renato Zero. 

La grande popolarità l’ha raggiuta nelle trasmissioni di Arbore. Quello della Notte che le manca di più? «Mario Marenco. Un genio. Lo conobbi nel ‘68 a casa di Marcella Bella e mi disse ‘ciao’, lo rividi nel ‘70 e mi chiese ‘come stai?’, ma dal 77, grazie ad Arbore, diventammo amici inseparabili».

Aveva iniziato come corista nei 4+4 di Nora Orlandi. «Dopo alcuni jingle, le prime cose le ho fatte con Claudio Fabi, arrangiatore della Pfm, in canzoni di Adriano Pappalardo come ‘È ancora giorno amore mio’ o ‘Ricominciamo’. Ma sono andata in tour con Dorelli, Marcella, Celentano. Ho fatto pure due Eurovision».

Al cinema ha lavorato con Pozzetto, Verdone, Villaggio. «L’amicizia con Pozzetto era nata al Derby, dove si esibiva con Cochi. Mi presi una cotta, ma il mio vero amore è stato Augusto Martelli, avevo 25 anni».

I Beatles. Che giorno quel giorno. «Io e le mie amiche Liz Biardi, Laura Galleani detta Lollypop e Mirella Dragonetti eravamo vere e proprie “groupie”. Avevo 17 anni e mezzo. Il padre della Lolly era direttore dell’Hotel et de Milan, così chiese a quello dell’Hotel Duomo un favore speciale, salimmo al piano dei Beatles e bussammo alla stanza».

Vi fecero entrare? «Sì. Ci abbracciarono e firmarono alcuni album. Ma quando tornammo a piano terra stringendo al petto i nostri “long playing-reliquia”, scoprimmo che il sudore aveva sciolto tutto il pennarello degli autografi sui vestiti. All’appello mancava la Dragonetti, che s’era attardata con George Harrison. Poi arrivò pure lei. Mai saputo cosa sia successo…».

Un episodio fuori dal libro? «Una sera dopo la cerimonia dei Telegatti andammo a cena con Arbore. Arrivò Berlusconi che gli mise sul tavolo un assegno in bianco dicendo ‘metta lei la cifra’. Ma lui rifiutò. Pure Alba (Parietti - ndr) per motivi ideologici disse no ai 9 miliardi messi sul piatto dal Cavaliere per averla a Canale 5. Poi, però, se n’è pentita». 

Non è scomodo oggi condurre su Rtl un programma dalle 3 alle 6 del mattino? «È il sedicesimo anno e mi piace fare compagnia agli insonni. D’altronde sono sola, zitella, e quindi il giorno posso dormire quando voglio. Fare radio e lavorare a progetti come questo libro mi tiene viva la memoria».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro