Sartini omaggio a Leonardo alla Sacrestia del Bramante

Oltre trenta dipinti esposti

Omaggio alla Dama con l’ermellino

Omaggio alla Dama con l’ermellino

Milano, 15 dicembre 2018 - Vogliono essere, e sono, “omaggi”, esplicitamente già nei titoli. Non copie. E, con la coraggiosa serenità che viene dalla conoscenza del proprio valore tradotta in un confronto che non è competizione, quelle opere il suo autore ha scelto di esporle a pochi metri dall’originale forse più famoso al mondo, il “Cenacolo”. Proprio nella Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie da domani saranno esposti sino al 13 gennaio 2019 oltre trenta dipinti e altrettanti disegni di Ulisse Sartini in una mostra, curata da Giovanni Gazzaneo, dal duplice titolo: “La virtù della bellezza” ma anche, appunto, “Omaggio a Leonardo”. Pittore di rara maestria, Ulisse Sartini, dotato di uno straordinario talento tecnico che si sposa a un’invidiabile sensibilità. E a una profonda cultura artistica che rifugge da molta contemporaneità.

«E' raro che mi piaccia una chiesa moderna - ha dichiarato una volta il ‘cattolico cristiano’ Sartini - ed è raro anche che mi piaccia il suo contenuto». Non che sia un irrimediabile passatista, come si diceva un tempo: «Piuttosto la mia modernità sta nella rielaborazione di quello che ci hanno lasciato i grandi maestri del passato, del Rinascimento, del ‘500 e del ‘600». Come conferma, nel catalogo pubblicato dalle Edizioni Crocevia, uno studioso attento come Antonio Paolucci: «Nel lavoro di Sartini c’è il riferimento iconico a Leonardo e c’è la suggestione della grande pittura lombarda di Savoldo, di Moretto, di Moroni, nella natura morta della tovaglia imbandita, nelle suppellettili e nel cagnolino in primo piano». Nessun citazionismo sterile, dunque e comunque, nell’“Omaggio all’Ultima Cena”, una tela del diametro di ben 160 centimetri, come negli altri “omaggi” tutti a olio, all’“Angelo dell’Annunciazione”, alla “Madonna dell’Annunciazione”, alla “Vergine delle Rocce”, alla “Madonna dei Fusi”, neppure alla “Dama con l’Ermellino” o, e non poteva mancare, alla “Gioconda”.

E nemmeno negli “Embriocosmi”: per citare lo stesso Sartini, «il momento della creazione, l’inesprimibile, la profondità dell’anima che diventa realtà». Si è guadagnato l’appellativo di “pittore dei Papi” l’instancabile Ulisse Sartini: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco. Ritratti reali, ma non iperrealisti. Grandissimo ritrattista, infatti, il maestro nato a Ziano Piacentino nel 1943. Secondo italiano, dopo Annigoni, presente nella National Portrait Gallery di Londra con il ritratto di Joan Sutherland. Fra gli altri personaggi immortalati Maria Callas e Pier Paolo Pasolini, Luciana Savignano e Luciano Pavarotti. Quadri realizzati nel solco di una tradizione figurativa che, come l’italiano moderno attinge a Dante e al Petrarca, non scorda la lezione degli antichi. A partire da quel “Cenacolo” che ha ispirato a Sartini la grande tela ora collocata nel Duomo di Piacenza. Una tela “leonardesca”.

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