Roméo et Juliette, la riscoperta

Torna al Piermarini con la regia di Bartlett Sher. Debutto del giovane Lorenzo Viotti come direttore operistico, figlio d’arte

Tutti i protagonisti in scena alla Scala con il nuovo sovrintendente Dominique Meyer

Tutti i protagonisti in scena alla Scala con il nuovo sovrintendente Dominique Meyer

Milano, 8 gennio 2020 - Roméo et Juliette di Charles Gounod non ha mai goduto fortuna anche solo lontanamente paragonabile al Faust che ha reso quest’autore tra i più rappresentati del teatro musicale. Nell’ultimo ventennio le sue fortune sono lentamente ma costantemente risalite, grazie a spettacoli di grande successo cui senz’altro appartiene questo di Bartlett Sher (regista noto soprattutto nell’ambito del musical) che, nato nel 2008 a Salisburgo, portato poi alla Scala nel 2011 e al Metropolitan nel 2017, torna ora al Piermarini con una locandina particolarmente interessante.

A cominciare dal direttore, Lorenzo Viotti. Nato nella Svizzera francese, figlio del direttore Marcello tanto bravo quanto prematuramente scomparso, è nel gruppo di testa delle giovani maggiori promesse del podio: ascoltato alla Scala col massimo interesse in due concerti, con questo titolo vi debutta come direttore operistico e ne parla con entusiasmo. "Tutti conoscono questa storia, e dunque il rischio della superficiale facilità è considerevole. Invece, la partitura ha una ricchezza stilistica affascinante, capace di coniugare belcanto, poesia, tragedia, lungo un racconto complesso nel quale i personaggi evolvono con logica teatrale stringente. Il dramma di giovani respinti dalla società, dalla famiglia che li vuole indirizzare come più le conviene, al punto di sentirsi respinti da Dio cui difatti chiedono alla fine perdono: è dramma di oggi, se solo si guarda tra le note alla ricerca del loro significato e procurando di ritrovare, quindi di comunicare, l’emozione e la sorpresa di una storia che Gounod ha reso con una freschezza e una profondità sorprendenti".

Lo spettacolo non è ripreso da Sher ma da un suo assistente, Dan Rigazzi, che a sentire i caldi elogi tributatigli dai due protagonisti, Diana Damrau e Vittorio Grigolo, ha saputo ricreare la sua caratteristica principale di estrema tensione: "La scena unica permette di eliminare ogni cesura narrativa, esaltando l’esuberanza che riflette la gioventù vera protagonista dell’opera". La Damrau, in particolare, s’è dimostrata entusiasta di questo suo ritorno alla Scala. "Personaggio straordinario. Nient’affatto fanciullina spaurita o indifesa. Si presenta alla festa che deve introdurla in società perfettamente conscia del suo ruolo e dei suoi obblighi sociali, chiedendo solo – nella sua prima aria - un attimo di pausa non per ribellarsi o emanciparsi, solo per sognare d’essere una ragazza qualunque. E poi è lei a portare avanti la vicenda, a prendere le decisioni importanti, evolvendo con una logica e una profondità drammatica che la musica, mutando con estrema logica la propria struttura vocale, esprime superbamente". Lo spettacolo rientra nella stagione che – come gran parte della prossima, peraltro – è frutto della gestione Pereira: alla sua prima presentazione stampa, il nuovo sovrintendente Dominique Meyer ha avuto parole caute e gentili di circostanza, dichiarando di sentirsi in famiglia. Benvenuto, quindi.  

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