Resurrectio: dalle ferite alla rinascita di Arrivabene

Da domani a Villa Clerici il progetto monumentale dell’artista che dialoga col Mantegna e l’arte sacra

Agostino Arrivabene

Agostino Arrivabene

Milano, 6 settembre 2020 - Dal corpo, con le sue ferite, alla sua capacità di trasformarsi e rinascere. Ecco “Resurrectio“, secondo Agostino Arrivabene. La mostra, curata da Luigi Codemo e organizzata dalla raccolta museale Gasc | Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei e Isorropia Homegallery, sarà inaugurata domani nella cornice di Villa Clerici, a Milano.

Un viaggio nell’arte sacra contemporanea che parte da un taccuino, un diario di bordo che racchiude le sequenze del progetto. Tutto ebbe inizio nel 2011 col progetto “Resurrectio Christi” per la Biennale di Venezia, poi “congelato” fino al 2016 con la prima esposizione, a Mantova, nella Casa del Mantegna, delle tele che oggi sono al centro della mostra: il trittico Resurrectio Christi e il grande telero Anastasis. «Sulle fondamenta iconografiche e concettuali del “Cristo in scurto“ del Mantegna poggia le fondamenta questo progetto che nei suoi stadi temporali tocca anche il progetto fotografico del duo Carlo Fabre e Alessandra Borsetti Venier, negli anni Novanta: attraverso una piéce teatrale hanno ricostruito esattamente il dipinto del Mantegna, con le sue luci. Io sono approdato nel terzo stadio, l’ultimo: se Mantegna aveva raffigurato la morte nuda e cruda del Cristo, il corpo pieno di ferite, il dolore, io attraverso il ponte temporale di Carlo Fabre arrivo alla resurrezione. Sono entrato come un voyeur all’interno del sepolcro immaginando di essere l’unico a poter assistere a questo evento epocale». Per poi però fermarsi alla soglia del mistero. «Ho voluto raffigurare il momento antecedente - spiega l’artista - il corpo di carne e l’anima che si distacca nel corpo per diventare un tutt’uno del corpo glorioso». Un atto di fede. «Per rispetto del dogma e del limite, nell’ultimo dipinto ho raffigurato l’atto estremo, corpo e anima che si fronteggiano». 

La grandezza del “polittico” di Arrivabene richiede spazi “monumentali”: le sale della settecentesca Villa Clerici non solo lo accolgono ma, nelle stanze adiacenti, mettono in dialogo opere inedite dell’artista con le opere già presenti nella Gasc e gessi rimasti finora nascosti nei sotterranei, creando sale tematiche. Olio su tela, dipinti su tavola, su legno fossile, grafite su seta, in bianco e nero e anche un’installazione realizzata sulla “pietra scartata” recuperata da vecchie cascine smantellate lungo la Paullese per richiamare il Vangelo e trasformarsi in un letto sul quale adagiare un crocifisso disarticolato. Quindici le opere dell’artista in mostra fino al 18 ottobre. Open day domani dalle 12 alle 21. Visite e guidate e laboratori su www.villaclerici.it.  

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