Red Canzian a Il Giorno: "In tour la mia fame di musica e vita"

Il cantante prende per mano il pubblico con “Testimone del tempo”

Red Canzian ospite della redazione de Il Giorno (Newpress)

Red Canzian ospite della redazione de Il Giorno (Newpress)

Milano, 27 marzo 2018 - È un Canzian volitivo, entusiasta degli orizzonti che gli sta schiudendo il nuovo album “Testimone del tempo” quello approdato ieri pomeriggio al Giorno per parlare del suo Sanremo, dei suoi progetti e soprattutto del tour che a maggio lo vede transitare al Gran Morato di Brescia il 5, al Creberg di Bergamo il 9, all’ Openjobmetis di Varese il 13 e agli Arcimboldi di Milano il 27. “Da Sanremo in poi è stata una gioia continua”, ha spiegato Bruno “Red” Canzian, 66 anni. “All’Ariston ero sereno, avevo fatto i compiti a casa bene e quindi sono salito su quel palco solo col desiderio di divertirmi. Poi è uscito l’album ed è stato preso in maniera straordinaria dalla critica, dal pubblico, che hanno apprezzato questa mia voglia di tornare alle radici. Sono felice perché sto facendo una cosa che mi assomiglia, che mi piace, nella quale mi riconosco. So che la strada è in salita perché fino a ieri ero il bassista dei Pooh ora debbo convincere la gente che sono pure un autore, un cantante, un parlatore. Ma ho tempo per farlo, perché questa è la mia vita e voglio viverla per gli altri 7-8 decenni che ancora mi aspettano. Voglio vivere più di Berlusconi, che si accontenta di arrivare a 120 anni. Quindi il mio terzo tempo è appena cominciato”.

I compiti li ha sempre fatti?

“Sono arrivato impreparato, qualche volta, solo agli appuntamenti che la vita ci mette davanti. Quando, ad esempio, mio padre se lo portò via un’ischemia in soli tre giorni stavo presentando con i Pooh l’album ‘La grande festa’ (immaginarsi l’animo) e tornai a casa che tutto era già accaduto. Ma sul lavoro no, lì per un forte senso di rispetto che ho nei confronti di quel che faccio e del pubblico che mi segue da cinquant’anni non mi sono mai fatto trovare impreparato”.

Il concerto inizierà con un ticchettio alla ‘Time’ dei Pink Floyd.

“Come dice già il titolo, ‘Testimone del tempo’ è legato al passare degli anni e delle stagioni, quindi prenderò per mano gli spettatori e li porterò in un viaggio a ritroso partendo dal 1956. Oltre due ore di musica e video e ogni filmato narrerà cosa accadeva mentre la canzone che sto eseguendo aveva successo”.

Sullo schermo ci saranno Sophia Loren, Totò, Kennedy…

“Centottanta fotografie che passeranno velocissime per raccontare sessant’anni di storia. ‘Ognuno ha il suo racconto’, il pezzo di Sanremo, e ‘Meravigliami ancora’, la canzone che ho dedicato al pubblico e a noi che abbiamo ancora voglia di partire per dare il meglio e il peggio di noi, come dice il testo scritto da Enrico Ruggeri per questa musica”.

E la narrazione?

“Inizia subito dopo, con un bambino di 6 anni e mezzo che ruota la manopola di una grande radio e, tra una ‘Grazie dei fior’ e una ‘Mamma’, s’imbatte in ‘Tutti frutti’; lì partiamo noi suonando quel classico di Little Richard. Poi c’è il filmato di Ed Sullivan che introduce i Beatles al suo show e attacchiamo ‘She loves you’. Insomma, una narrazione della grande musica dal taglio pure giornalistico che passa dalla dylaniana ‘Blowin’ in the wind’, con le immagini del Vietnam, a Paoli, Tenco, a Battisti, ai Pink Floyd che fondo con i Pooh… perché il prog è una malattia che vive sottopelle e da cui non si guarisce”.

Ci sono riferimenti ai suoi esordi ai Capsicum Red o agli Osage Tribe?

“Ho trovato nelle teche Rai il filmato di ‘Ocean’, il mio primo singolo, l’ho messo al tempo in cui la suono oggi, perché la versione originale era velocissima, e farò scorrere quel video alle mie spalle mentre canto”.

Ai cori c’è Chiara Canzian e alla batteria Phil Mer, quindi la famiglia riunita.

“Ho il privilegio di avere due figli molto talentuosi. Philip è pure direttore musicale della band. Anche se il sogno di Chiara è quello di fare la cuoca, rimane una cantante bravissima. Ho tirato su due figli che non mi danno sempre ragione, ma sono molto giusti nei loro giudizi. Per questo mi fido molto di loro e seguo quel che mi dicono, perché lo fanno con amore”.

Con Chiara ha fatto pure un libro “Sano, vegano, italiano” e un tour di presentazioni “gastronomiche”.

“Anche se da giovane mi definivano il playboy dei Pooh, sono una persona molto fedele e non potrei mai lasciare la moglie il venerdì sera e sposarmi con un’altra il lunedì mattina. Così, quando il 30 dicembre 2016 i Pooh hanno chiuso la loro carriera, mi sono imposto un anno di silenzio musicale, per una forma di rispetto e per il bisogno di capire da che parte andare. Però avevo bisogno di un pubblico e il libro, con relative cene-conferenza, m’è sembrato il modo giusto per rimanere in mezzo alla gente; anche se a quegli incontri non s’è mai parlato di musica».

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