Pierdavide Carone & Dear Jack: "Niente Sanremo, partiamo da qui"

Primo live al Memo Club

Pierdavide Carone e Dear Jack dopo la bocciatura a Sanremo

Pierdavide Carone e Dear Jack dopo la bocciatura a Sanremo

Milano, 11 gennaio 2019 - Pierdavide Carone & Dear Jack. Il mancato incontro tra gli ex amici di Maria sul palco di Sanremo che tanto ha solleticato le cronache nelle ultime settimane avverrà stasera (11/1) al Memo Club di Milano, con replica il 17 al Circolo Arci Il Ritorno di Seregno. Altri pretendenti eccellenti ad un posto nella rosa del prossimo Festival rimasti a casa quali Bianca Atzei, Elodie, Dodi Battaglia, Dolcenera e Rocco Hunt, hanno preso l’esclusione con un po’ più filosofia di quanto non abbiano fatto Carone e il quartetto romano, così convinti dell’impatto sulla calma piatta festivaliera di un pezzo sulla pedofilia come “Caramelle” da criticare Baglioni & Co. per scarso coraggio. Tutto col (poderoso) sostegno di Rtl 102.5, parente stretta dell’etichetta dei Dear Jack, che lo trasmette senza sosta.

Una reazione a caldo, quella di Carone, poi ridimensionata davanti alla presa d’atto che la manifestazione ha il sacrosanto diritto di fare le proprie scelte, assumendosene, naturalmente, la responsabilità. E che argomenti delicati trovano spazio all’Ariston fin dai tempi di Barbarossa, terzo a Sanremo nell’87 con un pezzo che parlava di stupro quale “L’amore rubato”, e la vittoria lo scorso anno di Moro e Meta con un pezzo sui lutti del terrorismo (“Non mi avete fatto niente”) o la presenza di Nina Zilli con uno contro la violenza sulle donne (“Senza appartenere”). «Ammetto che all’inizio con i Dear Jack abbiamo dato fiato al nostro scoramento in maniera un po’ impulsiva, perché non c’è certezza che il tema abbia pesato sulle scelte della commissione e la cosa potrebbe suonare offensiva verso le 22 canzoni selezionate» ammette Pierdavide, 30 anni. «Siamo, però, esseri umani che credono in quello che fanno; tant’è che il pezzo, una volta in radio è esploso. È partito dal basso crescendo col sostegno anche di tanti colleghi (elogi sui social di Giorgia, Negramaro, Tiromancino, Alessandra Amoroso, Elisa, Nomadi, J-Ax, Roby Facchinetti, Gigi D’ Alessio). Quindi mi pongo delle domande, ma rispetto pienamente il giudizio di una commissione che la pensa in maniera diversa dalla mia».

D’altronde pure lei nel 2012 si presentò al Festival con “Nanì”, canzone sul rapporto di un adolescente con una prostituta.

«Il mio dubbio, però, non è sui contenuti di “Caramelle”, ma sul fatto che al Festival certi temi li possano trattare solo determinati artisti. Non scordiamoci che “Nanì”, oltre alla firma mia, portava pure quella di Dalla e Lucio stesso volle venire all’Ariston a dirigere l’orchestra».

Intanto il can can mediatico cresciuto attorno a questa vicenda ha spinto Giletti ad invitarvi domenica alla sua trasmissione dicendo che da lui non c’è “censura”. Eccessivo?

«Sanremo è storicamente la casa in cui temi importanti trovano il più ampio respiro. Da quando la canzone è arrivata in radio le reazioni sono state incredibili. C’è molto dialogo attorno al testo e, a me che le ho romanzate, fa un certo effetto trovarmi a parlare di certe cose con chi, magari, le ha vissute sulla pelle. Ecco perché penso che un testo del genere avesse bisogno di un grande amplificatore come quello del Festival».

Intanto c’è il Memo Club.

«Sarà il mio primo incontro pubblico coi Dear Jack. Oltre a condividere “Caramelle”, proveremo a scambiarci i repertori, magari aprendoli a qualche cover di grandi interpreti come Battisti o Morandi».

Niente Dalla?

«No. Penso che il miglior modo di rendere omaggio a Lucio non sia quello di cantarlo, ma di ascoltarlo e farlo ascoltare. E poi il mio personale tributo glielo rivolgo ogni volta che canto “Nanì”, perché è in quel pezzo che s’incontrano i nostri mondi».

Come è nato il pezzo?

«Volevo raccontare la storia di Marco, un decenne coi sogni e le attese della sua età; mentre le parole fluivano, però, mi sono reso conto che il discorso si stava facendo inquietante, ambiguo, e solo una volta arrivato al ritornello ho capito che il testo mi stava portando verso una vicenda di abusi… come se quel tema mi fosse venuto a cercare, senza preavviso».

E i Dear Jack?

«Hanno un ruolo chiave, perché riescono ad arrivare agli adolescenti anche meglio di me; ed è innanzittutto a loro che vuol parlare questa canzone».

 

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