Piccolo Teatro Strehler, Flavio Albanese racconta 'Il volo di Leonardo'

L'attore con il suo testo su da Vinci: "Impariamo a sbagliare dal genio"

Flavio Albanese, attore e regista, nella Scatola magica dello Strehler col suo testo “Il volo di Leonardo”

Flavio Albanese, attore e regista, nella Scatola magica dello Strehler col suo testo “Il volo di Leonardo”

Milano, 6 gennaio 2019 - Apologia dell’errore. Perché da lì nasce il colpo di genio. Certo, se poi ti chiami Da Vinci le cose vengono un po’ più facili... Ma tant’è. Anche nella vita di tutti i giorni meglio non sottovalutare la forza dei sogni. E dei nostri tentativi. Come insegna «Il volo di Leonardo», monologo scritto, diretto e interpretato da Flavio Albanese, da martedì al Piccolo, nell’intimità della Scatola Magica. È consigliato dai 9 anni. Ma è in grado di stupire grandi e piccini. L’ideale per avvicinarsi a questa stagione leonardesca, sull’onda dei 500 anni dalla morte.

Albanese, il suo Leonardo è ormai un piccolo classico.

«Sì, sono diversi anni che lo faccio. Ma i miei lavori cambiano molto con il tempo, non faccio spettacoli chiusi. Come dice Paolo Rossi, cerco di recitare con il pubblico e non per il pubblico».

Come nasce lo spettacolo?

«Da otto mesi di ricerca. Mi interessava mostrare l’umanità del genio, un aspetto di cui non si parla mai. Se vedi la sua statua davanti alla Scala pensi a un uomo severo, tutto ordinato. E invece era scombinato, faceva danni tremendi».

Difficile immaginarselo come un Pierino.

«Leonardo ha allagato Firenze! E poi ha in pratica squagliato da solo la sua “Battaglia di Anghiari”, lo prendevano per matto. Era un personaggio particolare, non parlava mai della sua vita privata. Le poche notizie che abbiamo riguardano un sogno che appunta nel suo quadernetto mentre studia gli uccelli. Quattro righe quattro, su cui Freud ha fatto subito tutta una sua analisi. E poi la frase: “Oggi è morto mio padre”, scritta dritta, non al contrario. Nient’altro».

Cosa ci insegna?

«Ad avere a che fare con l’errore. Lui ne faceva tantissimi. Per cercare di capire il mistero della vita e della natura, era sempre disposto a mettere in gioco le sue cose più sicure. A rincorrere il sogno. Ad esempio sapeva di poter costruire una macchina per volare, bastava imitare gli uccelli. Ma sapeva altrettanto bene di non poter aggiungere quello che dà la vita alla macchina. E allora diceva che non potendo darle un’anima, voleva almeno darle un sogno. Sa perché ci teneva a volare? Voleva andare sulla cima delle montagne per prendere la neve e portarla giù d’estate in città, quando si muore di caldo. È questo il bello di Leonardo. E poi ha questo aspetto giocoso. Gli piaceva fare scherzi, tanto che a Milano non lo chiamano come ingegnere, ma come organizzatore di feste».

L’errore è un insegnamento prezioso per i ragazzi.

«Assolutamente, specie oggi dove sembriamo tutti dei robot. L’errore è un’opportunità, è quello che ti spinge a fare un passo avanti nella vita. Altrimenti stai sempre nella tua comfort zone, senza rischi. Quando cammini ti devi sbilanciare altrimenti rimani fermo. Devi avere il coraggio di perdere l’equilibrio, a quel punto fai un passo per non cadere».

E così si va avanti.

«Già. Le grandi scoperte nascono dalla comprensione di un fallimento. Non è un caso che in giapponese la parola crisi sia indicata con un ideogramma che unisce due significati: ostacolo e opportunità».

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