Davide Oldani: "La seconda stella? Merito del lavoro di squadra"

53 anni, con il suo D’O entra nel gotha mondiale dell’alta cucina: chef verde per la sostenibilità e lotta agli sprechi

Davide Oldani con il suo D’O di Cornaredo

Davide Oldani con il suo D’O di Cornaredo

Milano, 26 novembre 2020 - Emozionato. Non lo era da anni, almeno professionalmente parlando, Davide Oldani. E appena è arrivato a casa, nella sua Cornaredo, è stato un trionfo di abbracci, con la moglie Evelina felicissima, la piccola Camilla che pretendeva "i baci del suo papà" che non vedeva da ore. Poi, la gioia condivisa con la mamma, con i parenti più stretti e con i ragazzi del D’O, tutti emozionatissimi, alcuni con le lacrime. "Incredibile! Non sapevo nulla. La Michelin mi aveva convocato per parlare di sostenibilità. Non sapevo nulla fino a pochi secondi prima". Giornata speciale e assurda per questo 53enne che non ha mai smesso di credere nei progetti, nel lavoro, nel vivere "a testa alta". E che ieri, attorno alle 13, ha ricevuto l’omaggio della "Rossa" che ha tributato la seconda stella al suo ristorante D’O e, in aggiunta, gli ha assegnato la nuova "stella verde" con cui la Michelin ha voluto, quest’anno, premiare i cuochi dalla forte identità etica e dalla coerente attenzione al territorio e alla lotta agli sprechi.

Nel pomeriggio, in rientro a Cornaredo e lo tsunami di telefonate da colleghi e amici, unanimi nel festeggiare il neo-bistellato (è il quarto chef del Milanese a potere sfoggiare le 2 ètoiles). E la simpatica fatica a trovare le parole per risponde alle domande dei giornalisti. "Come mi sento? Non lo so. Sono felice per i ragazzi, per quelli che hanno iniziato con me, poi hanno fatto esperienze altrove e sono tornati. La sostenibilità? È una parola che ha molti significati: per quanto mi riguarda, un punto fermo sono e saranno sempre di più i giovani, come sto facendo con la scuola Olmo a Cornaredo. Questa seconda stella dimostra che tutto è possibile nella vita e che non bisogna mai mollare. Ecco la sostenibilità del futuro: portare i miei ragazzi ad amare questo mestiere. È un lavoro duro. Ma voglio che s’innamorino della cucina", spiega. Non prima di avere ribadito il valore del riconoscimento appena avuto.

«Ricevere i macaron Michelin è una cosa straordinaria per un cuoco come me che ha fatto scuola dai più grandi maestri francesi come Alain Ducasse. Questa è davvero la laurea: entrare nel gotha mondiale dell’alta cucina, mamma mia!", ha commentato. Cambierà qualcosa? Perché mai – risponde - La cultura Pop del D’O rimarrà inalterata. In 17 anni ho dimostrato l’accessibilità al cibo e non cambierò certo adesso". Alle 18, la corsa al ristorante per incontrare i collaboratori più stretti e festeggiare con un brindisi. Prima di tornare tutti a casa "perché - ci tiene a precisare - distanziamento e regole sanitarie vanno rispettati". Come dire: emozionato come un bambino. Ma uno chef bistellato e pure "verde" non scende a compromessi nemmeno col successo.  

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