Nicola del Freo: "Interpretare Basilio? Un gran debutto, la Scala per me è tutto"

Da pochi mesi primo ballerino del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, è protagonista del 'Don Chisciotte' di Nureyev agli Arcimboldi

Nicola del Freo

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Milano - "Interpretare Basilio è un gran debutto", racconta Nicola del Freo, da pochi mesi primo ballerino del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, protagonista con Martina Arduino in 'Don Chisciotte' di Nureyev, musica di Minkus, da stasera fino al 31 ottobre al Teatro degli Arcimboldi. Raffinato e divertente balletto della tradizione russa intreccia virtuosismi alla storia di Kitri e Basilio, giovani innamorati che non possono vivere il loro amore. Meno male che arriva Don Chisciotte e tutto si riscrive. Del Freo continua: "E’ un balletto che amo molto, in cui ho già ballato con il corpo di ballo, nella danza dei pescatori, e adesso sono protagonista".

Avrebbe mai immaginato di diventare primo ballerino alla Scala? "Ci ho sempre sperato, nei miei desideri più profondi c’era la danza, nei sogni diventare primo ballerino. Negli ultimi diciotto mesi, in attesa del concorso, vi ho lavorato tanto, ho partecipato a produzioni importanti sempre impegnandomi molto, cercando di dare il meglio di me. Mi sono formato all’Hamburg Ballett Schule John Neumeier, a quattordici anni ho lasciato la mia famiglia, poi sono passato a Staatsballett di Berlino, sono rimasto alcuni anni finché ho deciso di rientrare in Italia, la Scala mi è sembrata il luogo ideale per un ballerino italiano e ora sono qui". Cosa ha significato, per lei, lasciare la famiglia così presto? "I miei sono stati eccezionali, sono figlio unico, hanno pensato solo a me, al mio futuro, hanno fatto tanti sacrifici. Ora sono molto felici di sapermi a Milano". Cosa crede di aver ricevuto dal Piermarini? "Tutto, mi sono avvicinato alla Scala con timore reverenziale, sapevo che era un punto d’arrivo e, nello steso tempo, di partenza. Qui hanno suonato, danzato, cantato i grandi della musica e del balletto, lo avverti appena varchi la scena. Alla Scala sono cresciuto artisticamente, il repertorio è difficile, complesso; mi sono confrontato con grandi ballerini come Roberto Bolle, Massimo Murru, oggi il nostro direttore è Manuel Legris, figure straordinarie del mondo del balletto". Cosa significa danzare con Virna Toppi, sua compagna e prima ballerina? "E’ particolare, abbiamo ballato spesso insieme senza essere una coppia fissa; quando ci capita un passo a due, cambia il processo lavorativo, c’è più confidenza ma questo può portare a maggiore stress. Sul palcoscenico fra noi c’è intesa, ballare insieme è bellissimo". Fra i tanti ruoli interpretati quale ritiene decisivo per la sua carriera? "Non posso dimenticare il passo a due dei contadini in 'Giselle', il mio primo 'grande' ruolo scaligero, uno scoglio, emotivamente non facile. E poi 'La Bella addormentata' di Nureyev, una montagna da scalare, un susseguirsi d’intense emozioni".