Marina Abramović: Estasi a Milano. La mostra alla Biblioteca Ambrosiana

Presentazione dei tre video della perfomance dell’artista

Mostra Marina Abramovic Estasi

Mostra Marina Abramovic Estasi

Milano, 16 ottobre 2019 -  Manca lei, la sacerdotessa Marina Abramović, la sua figura ieratica, e la sua bellezza, in carne ed ossa. Ma l’emozione è assicurata al visitatore, sin dal momento in cui mette piede nella sala sottofedericiana della Veneranda biblioteca ambrosiana, in piazza San Sepolcro. Con questi tre video ”The Kitchen. Homage to Saint Theresa” per la prima volta presentati insieme. Abramović propone un cammino artistico che ha voluto vivere nelle cucine di un grande convento di clarisse, dove per 41 anni, tra il 1955 e il 1996, si preparavano i pasti per i bambini i orfani curati dalle suore.

La mostra “Marina Abramovic Estasi“, (18 ottobre - 31 dicembre) è l’omaggio dell’artista a Santa Teresa D’Avila. Le performance sono state realizzate nel 2009 , nel convento di La Laboral a Gijòn,in Spagna, immortalate nei video. Si parte con le mani tremanti di Marina che sfiorano un teschio in gesso, un invito alla riflessione sulla finitezza della vita. Si prosegue nel percorso con lei che stringe fra le sue mani, tremanti, un pentolino ricolmo di latte e si approda in quell’ultima «stazione» dove nel video si ammira l’iconica artista che si solleva , con braccia e gambe a formare quasi una croce, sopra lo spazio dell’antica cucina ancora perfettamente allestita. «L’interesse dell’artista nei confronti di questa santa nasce come lei stesso ha raccontato, dall’intensità della sua esperienza spirituale, dopo aver letto il diario che Teresa scrisse nel 1562 sotto la direzione del suo confessore, Pedro Ibáńez», spiega Giuseppe Frangi, curatore della mostra promossa da Casa Testori, allestita da Martina Valcamonica e prodotta da VanitasClub.  

«Quando poi ha visitato quelle cucine le sono tornate in mente i ricordi di quando era bambina e dei discorsi che faceva con sua nonna attorno al focolare». Suggestiva ed appropriata la scelta del luogo, lo spazio è infatti contiguo alla Cripta di San Sepolcro tornata a splendere dopo un attento restauro. E si tesse un dialogo fra arte contemporanea e luoghi di fede, non accademico. Una sfida già vinta con le passate mostre di Bill Viola e Michelangelo Antonioni e l’Ultima Cena di Andy Warhol. E una novità: 200 biglietti donati alla Caritas che li distribuirà fra chi non può permettersi di visitare la mostra.  

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