"Io ero, sono, sarò": scatti velati per svelare la vita

Mostra di Coop Lombardia al Castello Sforzesco. Nei 50 ritratti di Silvia Amodio donne che sconfiggono il tumore

Silvia Amodio con Giovanni Gastel

Silvia Amodio con Giovanni Gastel

Milano, 20 maggio 2018 - Nell'obiettivo di Silvia Amodio, fotografa e giornalista milanese, le storie di dolore e rinascita di 49 donne e un uomo colpiti dal tumore al seno. Sono i 50 scatti della mostra fotografia “Io ero, sono, sarò”, nata da un’idea di Coop Lombardia e inaugurata ieri pomeriggio al Castello Sforzesco di Milano. Fino al 19 giugno, nella Sala Panoramica del Castello, con ingresso gratuito, sarà possibile ammirare le 50 foto che raccontano, con grazia, la lotta e la speranza ma soprattutto il traguardo di una «redenzione». 

«Il velo, leggero, trasparente e avvolgente, è il fil rouge di tutti gli scatti. Il suo utilizzo ha consentito di «giocare» sul set e di (s)velare non solo le parti del corpo colpite dal male ma anche le cicatrici profonde e non sempre visibili. Il gesto di mostrarsi, da parte di queste donne che passavano un periodo fragile della loro vita, è stato un atto di grande coraggio: è un appello corale per divulgare l’importanza della prevenzione», spiega l’autrice Silvia Amodio. Non è casuale la scelta di appendere, letteralmente, le fotografie, tutte in grande formato: «È una metafora. Quando si riceve la “sentenza” della malattia, ci si sente come appesi a un filo. Allo stesso tempo sappiamo che il filo può essere molto resistente. Simboleggia anche la forza e il legame fra queste donne».  A spiegare la genesi dell’iniziativa Alfredo De Bellis, vicepresidente vicario di Coop Lombardia: «Un giorno si è presentato in sede un piccolo gruppo di donne. Le loro, purtroppo, erano storie comuni, che ci hanno ricordato quelle di amici, parenti o conoscenti. Abbiamo sentito il bisogno di fare qualcosa, di raccogliere queste testimonianze insieme con quelle di altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza, quasi come dovere morale. Da questi scatti, pur incentrati su una malattia terribile, emerge un messaggio potentissimo: l’enorme forza vitale delle persone, la loro voglia di futuro».

«Questa mostra è un inno alla vita» gli ha fatto eco Giulio Gallera, assessore regionale al Welfare, che ha ricordato l’impegno di regione Lombardia sia sul fronte della prevenzione, con il programma di screening gratuito mammografico, che con «la rete regionale di breast unit, coi 28 centri di senologia multidisciplinari che riuniscono diversi professionisti, capaci di prendersi cura della donna in un momento particolare, evitando la frammentazione di interventi in più centri». La mostra è accompagnata da un catalogo (a cura di Terre di mezzo Editore) che contiene tutti i 50 scatti realizzati corredati dalle rispettive storie. A firmare la prefazione, il celeberrimo fotografo Giovanni Gastel che ieri ha elogiato il lavoro di Amodio parlando di «una mostra straordinaria e diversa che segna un punto di svolta nella comunicazione del dolore. Non più dottori seri che annunciano il dramma ma donne meravigliose, velate appena, che dimostrano che la battaglia contro la malattia è sì da combattere ma si può vincere. La leggerezza del racconto di Silvia è vicina alla poesia».

 

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