Morcheeba sul palco dell'Alcatraz, come non li avevate mai visti

Fan ripagati dalla lunga attesa: il disco cattura suoni ed emozioni

Morcheeba

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Milano, 3 novembre 2018 - Ci sono voluti cinque anni per riascoltare i Morcheeba così come li avevamo lasciati tra i solchi di “Head up high”, ma il risultato ripaga i fans della lunga attesa così come lo spettacolo che deposita lunedì sera Skye Edwards e Ross Godfrey sul palco dell’Alcatraz. 

E questo anche se il tanto atteso “Blaze away” rinuncia a Paul Godfrey, estromesso frattanto dal fratello per divergenze artistiche («ma rimarrà sempre una parte dei Morcheeba perché è nel Dna del nostro suono»), per puntare su una sofisticata formula che mescola con gusto trip-hop, dub, reggae, elettronica e psichedelia avvalendosi delle rispettabilissime collaborazioni di Roots Manuva nella stessa “Blaze away” e della star francese Benjamin Biolay nel sensuale duetto di “Paris sur mer”. In “Summertime” spunta Kurt Wagner dei Lambchop, coautore dei testi, mentre in “Mezcal dream” Amanda Zamolo.

«Volevamo riuscire a catturare pure nel disco l’energia e l’amore dei nostri spettacoli dal vivo, così nessuna collaborazione è stata pianificata prima di lavorare alle canzoni; quando c’imbattevamo in qualche personalità interessante con cui mischiare le carte, gli chiedevamo di unirsi al progetto» spiegano Skye e Ross. «Volevamo che la produzione suonasse come quelle dei Wu-Tang Clan, le canzoni come quelle di Neil Young e le chitarre come quella Jimi Hendrix. Una miscela strana. Ventidue anni dopo il nostro primo album, è ancora divertente, infatti, girare il mondo e sentirci chiedere se siamo per davvero di Bristol. In ‘Blaze away’ abbiamo attinto molto alle influenze dei primi album dei Morcheeba, dal blues anni Cinquanta all’hip hop anni Novanta, passando attraverso rock psichedelico, dub reggae ed elettronica. Abbiamo preso ispirazione da tutto ciò che ci sembrava al posto giusto». 

Questo anche se lo show degli eroi di “Rome wasn’t built in a day” attinge sempre il grosso del repertorio da “Big calm”, il loro album più amato, senza tralasciare sorprese come la cover della “Let’s dance” di David Bowie. Sul palco, oltre al tastierista Ben Cowen, ci sono Steve Gordon al basso e Jaega Mckenna-Gordon alla batteria, rispettivamente marito e primogenito di Skye. «L’idea di far entrare Jaega nel gruppo è stata di Ross, perché diceva di vedere in lui un gran talento», spiega la cantante. «All’epoca era appena diciottenne e non la trovavo una gran soluzione, poi mi sono ricordata che aveva più o meno la sua età quando ho iniziato a cantare coi Morcheeba e che mentre l’aspettavo lavoravo al primo album della band, così ho capito che ha la musica nel sangue e che merita quel posto». 

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