Il ritorno alla vita (e ai concerti) di Michael Bublé: il cantante al Forum di Assago

Appuntamento lunedì e martedì sera con uno squillante show

Michael Bublè (Foto Ansa)

Michael Bublè (Foto Ansa)

Milano, 22 settembre 2019 - Ha definito la malattia di suo figlio un viaggio all’inferno di andata e ritorno, ma ora che il suo piccolo Noah ha risolto definitivamente i problemi, Michael Bublé è tornato in servizio permanente effettivo e domani sbarca al Forum di Assago con uno squillante show in replica pure martedì.

Il suo mastodontico “An Evening with Michael Bublé” è partito, infatti, lo scorso febbraio da Tampa, in Florida, e andrà avanti fino a primavera con 114 show divisi tra Nord America, Europa e Oceania. Lo spettacolo conta su 25 brani in bilico tra pezzi da novanta del songbook americano, come la “Feeling good” della coppia Newley -Bricusse e “Where or when”, “Everything” o “Always in my mind” che ne ribadiscono ancora una volta le svettanti doti d’interprete, messe in evidenza pure nell’ultimo album “Love”, uscito un anno fa a smentire le voci che, complici le disavventure familiari, avevano tenuto col fiato sospeso i fan di ogni latitudine. «Successi o insuccessi di classifica sono l’ultimo dei miei pensieri», giura il crooner di Vancouver, 45 anni, sposato con l’attrice argentina Luisana Lopilato.

«Da tempo non leggo più gli articoli su di me, non guardo le foto e la gente del mio staff è pregata di evitare commenti». Ma le critiche di questo ritorno alla vita e alle scene sono state positivissime. «Sinceramente non m’aspettavo di tornare a cantare e m’andava bene così, poi una sera ho invitato a casa i ragazzi della band, abbiamo bevuto, abbiamo parlato, e ci siamo messi a suonare gettando il seme di questo nuovo lavoro», dice. «Alla fine non sono stato io a scegliere le canzoni di “Love”, ma loro a scegliere me. In un libro che amo, “Outliers”, l’autore Malcom Gladwell spiega le sue teorie sul successo raccontando una serie di storie; in “Love” ho voluto fare la stessa cosa, esponendo le mie sull’amore attraverso una serie di brani realizzati con la swingante veste orchestrale cucitagli addosso dal produttore David Foster». Vent’anni fa Michael promise che avrebbe imparato l’italiano, ma quello rimane l’unico patto col pubblico del nostro paese che non ha ancora rispettato. «Mia moglie parla l’Italiano perché qui ha girato una serie tv per la Rai, ‘Una buona stagione”, si “giustifica”. «I nostri due figli maschi li abbiamo concepiti entrambi a Roma, quindi diciamo che il legame col Paese delle mie radici è assicurato».

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