Mario da Corgeno a Casa Manzoni: le sculture e il mondo di un artista

"Non mi sono mai mosso da casa"

Mario da Corgeno le sue opere  e i comignoli storti della sua amata cascina

Mario da Corgeno le sue opere e i comignoli storti della sua amata cascina

Milano, 13 gennaio 2019 - Sotto i cieli lombardi riverberati dai laghi, dentro il semicerchio delle Alpi che limita l’orizzonte, le cose spiccano distinte. Nel Comasco, le storie dei Promessi Sposi. Nel Varesotto, a Corgeno, frazione di Vergiate protesa sulle dolci acque di Comabbio, le opere d’arte di Mario Favini. O Mario Bruum (sì, Annigoni capì subito la sua irruenza quando lo prese a bottega). O Mario “il Matto”. Che ha fatto penzolare un assessore dalla balaustra di una scala. Perché? «Per bonificare in riva al lago 500mila metri quadrati, non più prato ma discarica e palude, avevo fatto arrivare 3mila camion di terra. Fastidioso, il traffico. L’assessore ai Lavori pubblici, per fermarlo e fermarmi, decise di asfaltare un pezzo di strada. Un dispetto. Lo affrontai al secondo piano del Comune. Un ingegnere aggiustò la faccenda regalando, a lavori finiti, il pezzo di strada. Al Comune io ho regalato una scultura: “L’autodistruzione dell’uomo”. Storia finita bene». Un’armonia di erba e alberi, ora, il museo naturale dove è annidata la cascina-atelier del 73enne artista contadino Mario da Corgeno. Le sue sculture vigilano tra mucche e galline e bizzarre architetture. Finestre che ruotano, comignoli sbilenchi, tetti che scendono a terra . viene in mente “lo storto” il grattacielo disegnato da zaha hadid a Citylife.

«Non ho girato il mondo. Ho lasciato germogliare la spontaneità restando sulla mia terra. E la mia gente è entrata nella mia arte: non protagonisti, ma maestri». Appunto, anche Manzoni ha così saldamente trasfigurato i suoi umili personaggi da farli diventare tipi immortali, e farci quasi dimenticare chi è l’artefice. Non a caso, dunque, le opere di Mario andranno in mostra in primavera a Milano, a Casa Manzoni (si sussurra come “patrono” Giancarlo Giorgetti, leghista bocconiano cresciuto sul lago di Varese, «persona intelligente» ammette l’artista). Intanto, una elegante esposizione si ammira fino al 27 gennaio nella Sala Lucio Fontana di Comabbio: «Mario da Corgeno. Nel grembo del cosmo». Alcuni disegni rivelano chiarezza michelangiolesca: «Già alle elementari – dice lui – preferivo gli album con le figure di Michelangelo. E la maestra m’incoraggiò».

Astrazioni, invece, sono le forme modellate nel marmo, bronzo, legno. Nessuna didascalia. Ma si capisce che celebrano tutte le donne, comprese quelle con «occhi di luna che solcano le zolle del cuore» (sì, lo scultore è anche poeta). Per capire meglio si deve però andare a Corgeno. La strada finisce proprio nel suo habitat, aperto a tutti. «Ho tolto i recinti, anche ai pollai. Le galline venivano a fare l’uovo in casa» sorride. L’auto, la si può parcheggiare accanto a un vecchio trattore, o sotto il muro con un profilo di fata appollaiata sulla luna. Poi, incomincia l’incantesimo.

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