Mace, fuori dal corpo per cambiare sguardo. E tornare con un nuovo album

Mace e il suo ultimo lavoro Obe, con 33 colleghi: "Ci sono brani iniziati in Giappone e in Africa, ma li finisco tutti a Milano"

Mace, 38 anni

Mace, 38 anni

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Milano, 7 febbraio 2021 - Milano caput mundi . "Ci sono brani che ho iniziato a comporre in Giappone e in Africa, ma alla fine li ho arrangiati e prodotti tutti nel mio studio in zona Cermenate", spiega Mace, al secolo Simone Benussi, 38 anni, da anni al fianco di rapper come Salmo, Fabri Fibra, Izi o Ghali, parlando di “Obe”, album di sperimentazioni e ricerca con cui è appena tornato sul mercato coinvolgendo ben 33 amici. "Appena registrata l’ultima nota ho smontato lo studio e spostato tutto nel nuovo spazio che mi sono creato vicino alla Fondazione Prada". 

“Obe” è l’acronimo di “Out of Body Experience”. "La mia prima “esperienza extra-corporea“ l’ho avuta a 5 anni durante l’intervento ad un femore fratturato cadendo malamente. Una volta risvegliato dall’anestesia raccontai a mio padre l’operazione per filo e per segno, comprese le frasi sussurrate dagli infermieri al chirurgo". 

Perché l’ha scelto come chiave di lettura del disco? "Per me uscire dal corpo significa uscire dalla quotidianità e guardare le cose da un’altra prospettiva; amo viaggiare, ho visitato oltre 50 Paesi ad ogni latitudine. Poi sono sempre tornato, perché Milano è casa". 

L’esperienza più forte? "Ho girato molto l’Africa e a Johannesburg ci ho pure vissuto, registrando un album che poi, però, ho deciso di tenere solo per me. L’ambiente esterno, il colore del cielo, gli spazi vissuti influenzano radicalmente quel che faccio, ecco perché ho pensato che un disco del genere avesse senso là e non qua". 

Tutte queste esperienze l’hanno spinta a guardare il mondo con occhi diversi? "Quando incontri ragazze che camminano 12 chilometri al giorno per portare a casa un po’ d’acqua e quindi impiegano una giornata per fare quello che a noi costa un semplice movimento di polso, non puoi più rapportarti con le cose come prima". 

Certe esperienze non rendono il mondo del rap - tutto soldi, griffe, ragazze e supercar - un po’ asfittico?  "Sì, ma non tutti i rapper parlano solo di quelle cose. E poi non conta solo quel che dici, ma pure come lo dici. Anche altri generi musicali vivono di cliché e pure lì c’è chi riesce a sconfinare e chi rimane intrappolato. In “Obe“ penso che tutti abbiano usato la loro penna migliore”. 

Tra le frequentazioni di questo disco ci sono Salmo, Gemitaiz, Guè Pequeno, ma non Ghali. "A dire il vero, con Ghali abbiamo registrato un paio di brani, ma non ci convincevano fino in fondo. Dopo un mega-album come ‘Dna’, infatti, cercavamo un’altra bomba di quel livello".  

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