Liberato, il rapper senza volto a Milano: sale l’attesa per lo show alla Barona

Lui e tre musicisti incappucciati

Liberato

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Milano, 5 giugno 2018 - Nove giugno. Barona. Milano Liberata. A metà maggio bastava mezz’ora perché sul link dove ci si sarebbe dovuti registrare per partecipare all’impresa milanese di sabato prossimo del rapper senza volto (www.milanoliberata.com) comparisse l’avvertenza “abbiamo momentaneamente raggiunto la massima capienza”. Anche se, a margine della comunicazione con la rosa, l’invito a “rimanere sintonizzati” lasciava una speranzuola sulla riapertura delle iscrizioni. Ma, almeno per il momento, niente da fare per i ritardatari. E questo fa schizzare in alto l’attesa attorno all’evento di quel piazzale Donne Partigiane già sede lo scorso anno del Red Bull Culture Clash. Dopo il mancato appuntamento al MI-AMI 2017, quando a salire incappucciati al posto suo sul palco del Magnolia furono Calcutta, Izi, Priestess e Shablo, Liberato arriva a Milano per davvero.

L’identità del cantante napoletano, per dirla con Churchill, continua ad essere un rebus avvolto in un mistero che sta dentro ad un enigma. E questo, dopo i 20mila radunati il 9 maggio sul lungomare di Mergellina a Napoli e le altre migliaia dell’evento milanese, fa si che l’eroe di “Nove maggio” possa già pianificare un altro show, il 6 luglio al pugliese Viva Festival! sotto le stelle dell’Arena Valle D’Itria di Lacorotondo. Sul palco il consueto rituale, vale a dire tre musicisti incappucciati immersi in un’oscurità squarciata solo dai visual del collettivo Quiet Ensemble. E se questo è il lato “live” del fenomeno del momento, coi suoi tormentoni tipo “baby tell me why je te voglio bene assaje”, quello iconografico è dato dai videoclip del regista Francesco Lettieri, capace di cucire attorno ad hit come “Intostreet”, “Je te voglio bene assaje”, “Tu t’e scurdato ‘e me” addirittura una soap, la sempiterna storia dello scugnizzo innamorato della ragazza benestante, interpretata da Adam Jendoubi e quella Demetra Avincola nota per alcune particine in “Youth” di Sorrentino e “Fortunata” di Castellitto.

L'anonimato paga. In contanti. Il Banksy del Rap napoletano questo lo sa, come lo sa tutta una schiera di mascherati e d’imparruccati del pop e del rock che va dai Kiss ai Residents, dalla Sia di “Chandelier” ai Daft Punk di “Get lucky”. Da noi, ad aprire la schiera è stato probabilmente Roberto Scozzi, meglio conosciuto a metà degli anni Novanta come Anonimo Italiano; i senza volto arrivati poi si chiamano Tre Ragazzi Morti, The Bloody Beetrots o The Cyborgs e i loro caschi da saldatore. Ultimo in ordine di tempo il rapper romano Junior Cally con al sua maschera antigas. Meteora o solida realtà? Per lui un singolo come “Magicabula” non offre troppe garanzie. Anche se gli Anonymus ad alto volume per eccellenza rimangono (terrificanti) eroi dell’heavy-metal quali i Ghost, gli Slipknot, Death SS, King Diamond o i finlandesi Lordi, vincitori nel 2006 addirittura di un Eurovision.

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