Jacassi, re dei bottoni: "Qui ho visto sfilare i più grandi stilisti..."

Il Vintage Delirium nel mondo dell’alta moda è un’istituzione

Franco Jacassi

Franco Jacassi

Milano, 31 luglio 2019 - Si entra  nel regno di Franco Jacassi, Vintage Delirium, in un cortile di via Sacchi 3, e l’occhio inesperto potrebbe scambiare questo piccolo spazio in un negozio vintage come molti, lontano com’è nell’estetica dalle boutique di lusso. Ma da qui sono passati tutti i più grandi stilisti di questo secolo e dello scorso. Inutile fare nomi perché ci sono passati letteralmente tutti.

Cercavano lui, Franco Jacassi, che nel mondo dell’alta moda è un’istituzione, volevano vedere i suoi tessuti antichi, per farsi ispirare e acquistarli, e volevano vedere i suoi bottoni: nei magazzini (al piano interrato e a Vercelli) ne ha 10 milioni, 70mila modelli. Alcuni sono lì da 40 anni e non li ha visti nemmeno lui. I racconti di Jacassi sono un vortice di riferimenti a personaggi illustri chiamati per nome e relativi parenti, figli, genealogie celebri ignorate dall’interlocutore, esperienze, aneddoti. Dalla Milano anni Sessanta – quando veniva da studente, ospitato nello studio di Enrico Castellani –, agli incontri al Bar Jamaica, dalle visite all’Artefiera di Bologna con Paloma Picasso ai locali di quella libreria che l’amico Garzanti aprì in via della Spiga e in cui per un po’ si occupò della parte antiquaria. In un attimo col racconto vola a Roma: «Quando mostrai i miei cataloghi a Pino Lancetti mi disse: ma non è possibile, lei ha solo i cataloghi. Ma dietro erano segnate tutte le metrature che possedevo». Poi alla 73esima di New York, dove nell’85 andò per visitare Tender Button, il più importante negozio di bottoni al mondo (il suo è il secondo): «Portai una valigetta dei miei bottoni, me li acquistarono subito tutti, e da allora continuano ad acquistarne».

Jacassi ha iniziato come iniziano tutti: un po’ per caso un po’ per fortuna. Durante l’università lavorava come gallersita d’arte. A fine Settanta, Sergio Loro Piana – «ero suo libraio e gallerista di fiducia» – lo convince a fare alcune ricerche di tessuti e poi ad acquistare alcune sartorie e mercerie di lusso milanesi che erano fallite negli anni precedenti. Una di queste, la più importante, era D’Isabella Ermolli Ottolenghi, negozio in via Meravigli, fondata a fine 800, importatrice di pizzi e ricami di lusso francesi. Quando scese negli scantinati e vide i bottoni dell’Ottocento, Jacassi si disse: «e questi perché dovrei venderli?». Furono i primi di 10 milioni. Senza contare quelli della sua collezione privata, che tiene a casa propria: «Quelli sono un altro discorso. Ce ne sono della rivoluzione francese e del ’700 dipinti a mano su avorio». Il pezzo mancante? «Vorrei i bottoni di Picasso o Léger, ma sono introvabili». «Quello dei bottoni è un collezionismo minore: valgono centinaia, al massimo migliaia di euro, infatti è più diffuso negli Stati Uniti, dove sono più abituati a valorizzare le piccole cose, non avendo una storia millenaria alle spalle».

Ma quei bottoni e quegli abiti vintage, messi assieme a partire dalle aziende rilevate a fine anni Settanta, poi acquistati in aste, dagli antiquari, o dalle famiglie nobili che li vendevano, sono uno dei motivi che hanno portato nel suo negozio stilisti di tutto il mondo. Karl Lagerfeld per esempio: «La prima cosa che mi disse fu “tutto ciò fa così vecchio’’. Mi distrusse. Poi però acquistò moltissimo. Silvia Fendi mi lasciò 36 milioni in spille». Poi Miuccia Prada, Tom Ford, Romeo Gigli, Yves Saint Laurent, Louis Vuitton , Dolce e Gabbana, Valentino, Gimmo Etro, Azzedine Alaïa («un mio grande amico»), Calvin Klein («è venuto con la sua prima moglie»), «Francisco Costa è mio amico da sempre», Donatella Versace. In molti hanno proposto a Jacassi di lavorare esclusivamente per loro, da Loro Piana a Diego Della Valle. La risposta è stata per tutti un gentile «no grazie», perché Jacassi voleva continuare a divertirsi: «Dopotutto, The only difference between men and boys is the price of their toys» (La sola differenza tra un bambino e un uomo è il prezzo dei loro giocattoli).

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