Milano, Giovanni Nuti: "Alda e Milva: due giganti. E io... tra di loro torno sul palco"

Dopo il successo al Parenti, il musicista sbarca al Castello sforzesco: il pubblico le percepisce con me

Giovanni Nuti con Milva

Giovanni Nuti con Milva

Milano -  Dopo il successo incassato in primavera al Franco Parenti, arriva il 25 agosto al Castello Sforzesco “E io tra di loro - Giovanni Nuti in concerto, tra Alda Merini e Milva“, lo spettacolo con cui il compositore toscano trapiantato a Milano parafrasando Aznavour dipana il filo della sua lunga collaborazione con la "Poetessa dei Navigli" e con la "pantera di Goro".

Cosa cambia tra un palcoscenico come quello del Parenti e quello del Cortile delle Armi? "Poco o nulla. Tutto dipende dalla relazione che s’instaura con la platea. Se facessi rock come Patti Smith probabilmente il pubblico scatterebbe in piedi per cantare e battere le mani, ma uno spettacolo di musica e poesia come il mio evoca altre reazioni. Quindi il clima sarà sostanzialmente lo stesso del teatro. Anche se con un soffitto di stelle".

Al Castello avrà ospite Grazia di Michele. "Nel cofanetto ‘Accarezzami musica’ in cui raccolgo i miei sedici anni di collaborazione con Alda Merini duettando 29 brani con altrettanti colleghi c’è pure Grazia. Così l’ho voluta per condividere quella ‘Le donne dell’Est’ così come facciamo nel disco".

Altre presenze? "Non ho allargato l’invito ad altri perché lì sul palco con me ci sono le voci e i sentimenti di due colossi come Alda e Milva. Il mio non è un omaggio, ma un vero e proprio spettacolo a tre. Ho notato al Parenti che lo spettatore le percepisce realmente sul palco con me".

Per lei qual è il momento più emozionante? "Quello in cui interpreto ‘L’albartros’. Ogni volta che andavo a trovare Alda non potevo lasciarla prima di averle suonato e cantato quel pezzo concepito su una delle poesie più legate al periodo della sua degenza in manicomio. Mentre l’eseguivo si metteva regolarmente a piangere. E quando le chiedevo perché mai volesse star male, lei m’invitava ad andare oltre le apparenze ricordandomi: nel momento in cui mi vedi soffrire, io divento grande come una montagna".

Lo spettacolo è fatto anche di aneddoti. "Quando la vicina di casa le prese il solaio per allargare casa, murando quella bomboniera in cui di fatto lei custodiva tutti i suoi ricordi, Alda reagì con pianti e invettive disperate; poi un mattino chiamò chiedendomi di musicare questo testo scritto di getto, intitolato ‘La zanzara’. Il suo modo di esorcizzare l’incubo, tant’è che da quel momento in poi, ogni volta che l’eseguivamo, mi chiedeva di ballarlo assieme".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro