Gianna Fratta a Milano: la Regina di cuori (di Piero Pelù) sul podio con La Verdi

La direttrice d'orchestra e neomoglie del “diablo” sul podio venerdì prossimo all’ombra della Basilica di San Lorenzo Maggiore alle Colonne

Gianna Fratta

Gianna Fratta

Milano, 17 settembre 2019 - È andato avanti 29 anni a cantare “il cuore no, no, non te lo do, l’anello no, no, scordatelo”. Poi sabato scorso, in una mite giornata fiorentina di fine estate, pure il “diablo” è capitolato. A prendersi occhi e anima di Piero Pelù sono stati gli occhi, l’anima (e il carattere) di Gianna Fratta, una delle più titolate direttrici d’orchestra italiane, sul podio venerdì prossimo de La Verdi per eseguire all’ombra della Basilica di San Lorenzo Maggiore alle Colonne un programma di musiche da film nell’ambito di “Unimago: concerto per Rossella”. La seconda edizione dell’evento creato dal maestro Giuseppe Mangano per ricordare la compagna di una vita Rossella Angeletti, infatti, accoglie la musicista foggiana nello spettacolo di chiusura del programma della Milano Music Week 2019. Prima donna italiana a dirigere l’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, prima donna a dirigere al Teatro Petruzzelli di Bari e alla Sinfonica di Macao, in Cina, la Fratta è stata pure la prima alla guida dei Berliner Symphoniker e la prima (anzi, l’unica) a dirigere il Concerto di Natale in Senato.

Gianna cosa c’è nel programma della serata? «Nel quarantennale della scomparsa di un grande milanese come Nino Rota, vorrei attingere alle sue celebrate colonne sonore quali “Amarcord”, “I vitelloni”, “Le notti di Cabiria”, “Prova d’orchestra”, ma anche “Il gattopardo”. Quest’anno cadono pure i venticinque anni dell’addio di Massimo Troisi, così abbiamo pensato di rendergli omaggio con un video inedito girato sul set de “Il postino” accompagnato dai temi principali scritti per quel film da Luis Bacalov».

Sembra che al mondo ci siano sul podio seicento direttori uomini e meno di una trentina di donne. Mestiere un tantino misogino. «Ci sono convenzioni sono difficili da smantellare, basta pensare che nessuno dei 14 enti lirici italiani ha mai avuto una donna come direttore stabile. La stagione della Scala non è mai stata inaugurata da una donna e i direttori artisti o sovrintendenti donna si contano sulle dita di una mano. Sia chiaro però che, anche fra i direttori d’orchestra, non conta tanto la distinzione fra uomini e donne, ma fra bravi e meno bravi».

Direttori come Speranza Scappucci o Beatrice Venezi, però, di qualità ne hanno. «Sì. Ma il numero esiguo è dovuto al fatto che, al contrario dei corsi di pianoforte, violino, violoncello, già al Conservatorio siamo in poche a prendere questo indirizzo. A differenza dello strumento, per dirigere ci vogliono pure competenze anche extramusicali; ovvero le capacità organizzative, umane ed empatiche necessarie ad interagire con decine di soggetti diversi. La bacchetta infatti non suona, suonano le persone».

In questo quadro, a cosa le è servita una laurea in giurisprudenza? «A far contenti i miei genitori. Oltre a dirigere gestisco diverse situazioni musicali, scuole, rassegne, quindi mi è utile conoscere la legislazione dello spettacolo. Ho “ottimizzato” le mie conoscenze universitarie mettendole al servizio di quel che faccio».

Pelù dice di aver sposato “una donna con la Quinta di Beethoven incorporata”. E lei? «Penso di aver sposato un grande artista; una persona con cui si può parlare di musica a 360°. Quando Piero viene a sentirmi dirigere un’opera o un concerto sinfonico, s ne esce poi con dei consigli sbalorditivi per l’orecchio musicale incredibile che rivelano esserci dietro».

Il 25 agosto ho diretto al Teatro Antico di Taormina con Martha Argerich, ed ora cosa l’aspetta? «Un sinfonico a Lecce, poi Varna in Bulgaria, ancora Maribor in Slovenia, e un lungo tour in Corea. In mezzo l’insegnamento al Conservatorio Giordano di Lecce».

Ma il viaggio di nozze quando arriverà? «Io ho un’agenda fitta così e lui sta preparando il suo nuovo album, quindi per ora no. Ma, quando ne sentiamo l’esigenza, prendiamo e partiamo. Siamo dei viaggiatori, non dei turisti».  

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