"Storia di un figlio, andata e ritorno". Alle radici dell’incontro tra culture

Il sequel di “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda e Enaiatollah Akbar: noi due, così lontani e simili

Fabio Geda e di Enaiatollah Akbari

Fabio Geda e di Enaiatollah Akbari

Milano, 1 agosto 2020 - Il rapporto a distanza di Enaiatollah con la madre, dopo il viaggio di andata dall’Afghanistan verso la libertà. Il ritorno in Pakistan, per ritrovare la sorella. Il vissuto della sua famiglia nel periodo del terrorismo, dopo l’attentato alle Torri Gemelle.

Poi, lo snodarsi della loro vita fino ad oggi e la consapevolezza del narratore di una esistenza tranquilla, oscurata in parte dalla paura latente per le persecuzioni vissute dalla sua gente. Sono alcuni temi affrontati nel libro “Storia di un figlio” dello scrittore Fabio Geda e di Enaiatollah Akbari. “Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari “ - bestseller amato e letto in tutto il mondo - termina nel 2008, quando Enaiat parla al telefono con la madre per la prima volta dopo il lungo e avventuroso viaggio che dall’Afghanistan l’ha condotto in Italia, a Torino.

Ma cosa è successo alla sua famiglia prima di quella telefonata? In quali modi è rimasta coinvolta dalla “guerra al terrore” iniziata nel 2001? E com’è cambiata la loro vita e quella di Enaiat da quando si sono ritrovati fino a oggi, al 2020? "Dieci anni dopo la danza continua: Akbari e Geda hanno incrociato di nuovo le loro penne”...ancora una volta si sono messi uno di fronte all’altro, a raccontare e a raccontarsi, a farsi domande e a cercare risposte, per mettere ordine tra i pezzi e i fili di un’esistenza rivoluzionata - stravolta - a cavallo tra due culture.

Perché la scelta di raccontare questa storia? F.G.: "Ho incontrato il protagonista, uomo moralmente retto, alla presentazione del mio primo romanzo. Ho avvertito una particolare luce nel suo sguardo e nel modo di parlare, mentre condivideva con l’interlocutore il suo vissuto da migrante. “Storia di un figlio”, continuum del best seller “Nel mare ci sono i coccodrilli”, nasce dal suo bisogno di proseguire il racconto". Quindi, di parlare di sua madre… E.: "Da adulto ho vissuto il rapporto con più consapevolezza. Risentirla è stato emozionante. Tra noi è sempre esistito un vincolo di grande fiducia. La ascoltavo con amore, mentre mi parlava dei miei nipoti. La loro nascita ha rinsaldando il legame con la mia terra". I fatti sono tutti reali? F.G.: "Ciò che raccontiamo appartiene ai suoi ricordi. Ovviamente giochiamo con le regole della narrativa e la sua memoria, quindi, viene sceneggiata". Gli aspetti più emozionanti del romanzo? F.G.: "Il rapporto telefonico intenso con la madre, di cui cerca di prendersi cura, mentre lei gli fa sentire vicina la sua presenza. Il protagonista, inoltre, è in un continuo viaggio interno tra le radici del paese d’origine e di quello ospitante". Le differenze avvertite tra le due culture? E.: "Convivo bene con entrambe. Di quella occidentale, però, apprezzo molto il dialogo tra uomo e donna. Quest’ultima, in Afghanistan, difficilmente può comunicare con altri uomini, se non della famiglia". La sua nuova vita? E.: "E’ iniziata a 16 anni. Poi, mi sono laureato ed ora lavoro, per una società esterna, presso l’Università di Torino. Quindi, l’amore con Fazila". Dottor Geda, qual è il suo obiettivo? F.G.: "Ho scritto una storia, in cui Enaiatollah, il mio lettore, si riconosca. Il libro, poi, troverà il suo pubblico".  

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